martedì 10 novembre 2009

World Wine Symposium a Cernobbio. Appunti da Sud

dal sito www.lucianopignataro.com
Un po' la crisi, un po' qualche degustazione, un po' la Davos du Vin a Cernobbio. Tempo di bilanci, così per fare il punto di lavoro. Soprattutto in vista di un profondo cambiamento di visuale in arrivo e di cui avrete a breve notizia.
Il Sud, direi il Centro Sud con l'esclusione di parti della Toscana, è ancora assolutamente fuori dalla percezione comune e specialistica come zona di produzione di vino di pregio. Persino la Sicilia, di cui tanto si è parlato negli anni '90, non ha Superstar adeguate a rappresentarla in maniera immediata, franca, diretta. Non bisogna fare il giro del mondo per capirlo, basta chiedere ai grandi ristoranti della Penisola Sorrentina e della Versilia cosa vendono sopra i trenta euro e cosa sopra i 500 euro a bottiglia.
L'unica novità italiana di questo decennio, peraltro contesa dall'Austria, è il Pinot Grigio di cui è letteralmente impazzito il mercato anglosassone per quei bisogni indotti dalla pubblicità che a noi ci portano a non poter fare a meno dell' hula hoop

Anzi, negli ultimi vent'anni, alcuni territori come Cile, Argentina, Austria, Nuova Zelanda, Oregon e Sud-Africa hanno messo la freccia e sorpassato il nostro Mezzogiorno.

Questo non vuol dire che non sono stati fatti notevoli passi in avanti, ma solo che la velocità e la profondità di comunicazione non sono state adeguate al cambiamento enologico mondiale e alla crisi dei prezzi iniziata nel 2002. Basti pensare, a mò di esempio, che solo nel 1998 la Campania ha avuto il suo padiglione al Vinitaly, la Puglia nel 2003 mentre la Basilicata investe ancora nella Fiera del Levante consigliata evidentemente da chi vende stufe nel deserto e frigoriferi agli esquimesi.
Il risultato è che i vitigni del Sud sono ancora assolutamente sconosciuti fuori dal Sud alla grande massa dei consumatori e che solo la ristretta cerchia di critici oltre che di enotecari e ristoratori consapevoli ne ha nebulosa contezza

In particolare, possiamo affermare con certezza che la qualità produttiva dei vini meridionali è ormai una caratteristica acquisita e diffusa in tutte le sue manifestazione aziendali, dalle realtà storiche a quelle nate con l'ultima vendemmia.

Il punto è che lo stesso miglioramento è avvenuto un po' ovunque grazie alla diffusione delle conoscenze agronomiche e in cantina che consentono di piantare viti anche in posizione non ottimali (Montalcino docet). Questo balzo qualitativo in avanti riguarda tutto il mondo del vino, ché fino ad una generazione fa persino Bordeaux, a parte i 15/20 chateau più importanti che fanno leggenda, aveva problemi di affermazione qualitativa.

Negli ultimi 20 anni è avvenuto però che alcune aree produttive hanno conquistato, o meglio, riconquistato il loro mercato di prossimità. Questo si è verificato anzitutto in Abruzzo, Umbria, Campania, Sicilia, poi in seconda battuta in Basilicata, Puglia e solo in parte in Calabria, ormai l'unica regione italiana dove non sempre si trovano carte dei vini con aziende di territorio così come avveniva all'inizio degli anni '90 (1990 non 1890) in tutto il Sud.

In questo movimento sul mercato di prossimità, la Campania ha avuto una spinta in più, assolutamente inconsapevole perché in realtà tutti gli sforzi enologici e mediatici erano concentrati sui rossi, grazie ai tre bianchi (Fiano, Greco e Falanghina) che hanno incrociato l'alleggerimento della cucina e la tradizionale gastronomia della Costa. Questa caratteristica ha consentito alle aziende campane di occupare altri mercati più aperti anche perché senza background produttivo di fascino come Roma (primo importatore di vini campani), Emilia Romagna e in parte Milano.

Il futuro (auspicabile ma al momento presunto) della Campania (e della Basilicata) sul mercato mondiale dello star system non potrà essere l'Aglianico perché le caratteristiche di questo vitigno non lo mettono in condizione di essere competitivo con i grandi uvaggi internazionali o con lo stesso nebbiolo. La forza dell'Aglianico sarà dunque quella di essere un grande vino di territorio da consumare con la cucina tradizionale o ben strutturata, un po' come il Lambrusco in Emilia Romagna, il Teroldego il Trentino, il Sangiovese in Toscana, il Montepulciano in Abruzzo, il Sagrantino in Umbria, il Gaglioppo in Calabria, il Negroamaro e il Primitivo in Puglia. Il suo grande vantaggio sarà però quello di essere espressione di un areale con oltre sei milioni di residenti, il più popoloso dopo la Lombardia, a ridosso del mercato romano e con simpatizzanti in tutto il mondo per via dell'emigrazione che ha interessato il Sud.
Con molta probabilità, sarà la 2004 la prima annata che consentirà di passare dalla preistoria alla storia di questo vitigno. L'alternativa di consumo è annacquarlo con merlot, cabernet, primitivo: ma in questo caso sarà solo un buon vino e non potrà mai essere lontanamente paragonabile alle storie vere di altri territori tradizionali. Sulla diversità, più che sulla omologazione, potrà giocare le sue carte sull'export.
Stesso discorso vale per gli altri vitigni meridionali, con la unica eccezione, a mio giudizio, dei blend etnei capaci di raggiungere quella finezza espressiva necessaria per poter essere compresi in ogni luogo senza tradire le proprie caratteristiche. Ma anche in questo caso bisognerà attendere la creazione della storia, nella speranza che l'Etna non finisca nerodavolizzato con l'introduzione della spalliera e delle barrique a gogò.
Inoltre il punto debole del Sud, oltre alla malaccorta gestione paesaggistica e della qualità ambientale del territorio da parte del ceto politico che è espressione miopica delle comunità che lo elegge, è l'assoluta incapacità di promuoversi fuori dal Sud perché la maggior parte delle aziende, direi la quasi totalità, ha una idea assolutamente confusa di cosa siano il mercato e la gastronomia moderna. è ancora il punto più alto di marketing di cui il produttore medio meridionale è capace perché non gira, non beve e non mangia fuori dal proprio territorio a meno che non sia scarrozzato gratis dal proprio assessorato regionale all'agricoltura. Capita così che si facciano spennare dagli imbonitori di turno che vendono acqua come pozione per far riscrescere i capelli mentre gli assessorati regionali fanno quasi esclusivamente animazione territoriale con putiputi e triccabballac, anch'essi spesso ripuliti dal funamboliere del momento. Sono invece assolutamente insufficienti i fondi pubblici stanziati per la ricerca, l'unica eccezione è la Puglia, mentre solo due aziende private, Feudi e Librandi, hanno ritenuto di investire cospicui fondi su questo fronte.

Inoltre un altro punto debole, culturale, è che la maggior parte dei produttori preferisce mantenere il punto piuttosto che guardare alla convenienza. In poche parole, sembra incredibile, spesso siamo ancora di fronte a problemi di affermazione territoriale, a cosa ho fatto io e cosa hai fatto tu. Se c'è quello io non vengo. E, ancora una perla, io metto solo Fiano nel Fiano, io. Gli scienziati alle prese con il problema dell'anello mancante potrebbero cominciare da qui a risolvere l'enigma della banana è solo mia:-)

Come ha detto Angelo Gaja nel suo intervento a Cernobbio, Fiano e Greco, ma io penso anche la Falanghina, possono essere il vero petrolio enologico per la Campania come il rosato per la Puglia e la Calabria cirotana. A patto che non si producano bottiglie come se fossero buatte di pummarole da preparare in agosto e vendere a dicembre. Le caratteristiche di queste tipologie impongono serietà, specializzazione, nascita di cru e di annate riserva.
A parte infatti che anche per il pomodoro si impone ormai un discorso di riqualificazione produttiva, il punto è che non si potrà mai creare fascino alle bottiglie di vino trattate come le bottiglie di acqua minerale.

Bisogna dunque ripartire dall'agricoltura sana per capire cosa si mette in bottiglia e dalla maturità commerciale che fa grande un territorio in un mercato globale ormai davvero piccolo e dove l'offerta supera la domanda in maniera costante. Proprio come la massa di informazioni supera la capacità di ascolto.

Chi vivrà berrà.

COMMENTO DI TERRE COLTE
Condivido al 99% (per me l'aglianico non può non competere con i nebbioli e i sangivesi - se non lo fa la colpa è della incapacità di promuoverlo).
Purtroppo a queste parole seguono fatti folli.
Camere di Commercio che litigano con la Regione.
Regione che si affida sempre ai soliti per le politiche di sviluppo, favorendo solo lo sviluppo dei soliti.
Prezzi dei vini senza alcuna logica (taurasi venduti a 6,50€, greco e fiano alla stregua del tavernello - prima o poi qualcuno dovrà rendere conto sulle tecniche di produzione).
Politiche di sviluppo ....... nessuna politica di sviluppo del territorio
NESSUNA (a meno che non vogliano farci credere che parlare da 3 anni di enoteca regionale sia una politica di sviluppo).
E, per finire, nessuna sinergia, co-marketing (pardon), azione comune tra piccoli produttori.

lunedì 2 novembre 2009

Annuario dei migliori Vini d'Italia 2010 - Luca Maroni

IL MIGLIOR VINO DI TERRECOLTE
Taurasi Convivio 2005 87/100

Falanghina 2008: 84/100
Aglianico Melita 2007: 81/100
Greco di Tufo 2008: 77/100

Commento complessivo
L'archetipo eccellente è in casa: è la Falanghina 2008. Basterà estendere la sua nitidezza enologica esecutiva, la sua favolosa integrità ossidativa, il suo frutto a tutti gli altri vini, che allora Terre Colte sarà in vetta atutte le classifiche qualitative. Davvero un gran naso questo vino, da non perdere. Integrità che qualifica non poco un altro campione di Terre Colte come il migliore del tasting: il Taurasi Convivio 2005. La sua poderosa massa di speziato frutto ha ancora la linfa sua nativa, il suo primo turgore per porgersi ai sensi tanto possente quanto tondo, armonioso, soprattutto ancora fragrante. Complimenti per i conseguimenti e per i progressi.

venerdì 30 ottobre 2009

Mezzo bicchiere di vino al giorno regala 5 anni di vita

da La Stampa online http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/salute/200910articoli/48341girata.asp

ELEONORA GRASSI
Mezzo bicchiere di vino al giorno regala circa 5 anni di vita in più, secondo uno studio olandese. L’analisi delle abitudini di circa 1.400 uomini di mezza età, seguiti per oltre 40 anni, ha rivelato che bere regolarmente una piccola quantità di alcol aumenta la longevità. E il maggior guadagno, quanto ad anni in più, si ha proprio per chi predilige mezzo bicchiere di vino al giorno: queste persone tendono a vivere circa quattro anni e mezzo- cinque in più rispetto agli astemi.

Non solo: secondo l’Adnkronos Salute chi consuma fi no a due bicchieri di vino, due pinte di birra o due dosi di superalcolici al giorno tende a vivere circa due anni in più dei non bevitori. I ricercatori della Wageningen University olandese hanno analizzato 1.374 uomini di 40 anni nati tra il 1900 e il 1920, esaminando fi no al 2000 abitudini a tavola, con l’alcol e il fumo e l’indice di massa corporea di ciascuno, registrando inoltre la prevalenza di infarto, ictus, diabete e tumori nel gruppo.

Ebbene, lo studio ha scoperto che il vino è legato a doppio fi lo con un più basso rischio di morte per tutte le cause. «Chi già consuma bevande alcoliche dovrebbe farlo in modo light, concedendosi uno, o al massimo due bicchieri al giorno, e preferibilmente di vino», suggerisce Martinette Streppel, nutrizionista dell’ateneo olandese.

I ricercatori hanno visto che il consumo di non più di 20 grammi di alcol al giorno - un bicchiere ne contiene 10 circa - comporta un rischio di morte ridotto del 36 per cento rispetto a quello degli astemi. E la riduzione del pericolo aumenta per chi, fra tutti i possibili drink, preferisce il vino. In generale chi beve mezzo bicchiere di vino al dì ha una riduzione del 40 per cento della mortalità generale e un’incidenza più bassa del 48 per cento di morte cardiovascolare. Il tutto si traduce in un’aspettativa di vita più alta per i bevitori light.

giovedì 29 ottobre 2009

UNA BELLA SERATA

Una bella serata martedi' 27 ottobre al Ristorante Gianni e Dorina a Milano.
Proposta dal nostro agente, pensavo alla solita cena di degustazione con tanti "nati imparati", ho trovato un ambiente accogliente e familiare, tante persone realmente appassionate e decise a capire i vini.
I padroni di casa hanno offerto un'accoglienza fantastica, l'ambiente è informale. Sono anni che vivono la passione per il vino, ne hanno quasi fatto un impegno lavorativo pieno. Hanno un'associazione che si propone di divulgare conoscenza, fanno corsi di degustazione, organizzano serate con i produttori.
Mi è toccato di presentare cantina e vini, ho cercato di trasmettere ciò che è più difficile da comunicare, la passione disinteressata. E' vero produciamo vino, dunque facciamo business, ma lo produciamo come piace a noi e perchè ci piace, tanto.
le domande sono state pertinenti, mai impertinenti (grazie per non avermi chiesto la percentuale di solforosa, perchè non facciamo biologico, cosa ne pensiamo dei vini veri), del resto, come ho già detto, si trattava di amici che il vino lo bevono, non lo leggono.
Abbiamo mangiato bene cibi perfettamente abbinati (greco di tufo con risotto, la morte sua, quasi come un Franciacorta saten con lo stesso piatto di mare).
Mi sembra che il Taurasi sia stato particolarmente apprezzato (il 2005), ho visto i bicchieri riempirsi e svuotarsi più volte, indice che il vino veniva bevuto, dopo il primo approccio "scientifico", senza tanti pensieri e disquisizioni.
Pare ci sia anche un premio, i soci votano tutti i vini presentati e quello con la media più alta vince, per l'accoglienza, l'ospitalità e la simpatia il premio i padroni di casi se lo sono già conquistato.

Ristorante Gianni e Dorina
Via Guglielmo Pepe,38
20159 Milano
Tel. 02 606340
e-mail: dorina@gianniedorina.com
Web: www.gianniedorina.com

sabato 24 ottobre 2009

I VINI DI VERONELLI 2010

Questi i giudizi della guida sui vini di Terre Colte

TAURASI CONVIVIO 2005 89/100
AGLIANICO MELITA 2007 86/100
GRECO DI TUFO 2008 85/100

I Nostri Eventi

27 e 28 Ottobre
cena presso il ristorante
Ristorante Gianni e Dorina
Via Guglielmo Pepe,38
20159 Milano
Tel. 02 606340
e-mail: dorina@gianniedorina.com
Web: www.gianniedorina.com

sarà possibile degustare Greco di Tufo 2008 e Taurasi 2005

27-28-29-30 Novembre
Nella spendila Villa Campolieto di Ercolano (Napoli) dal 27 al 30 Novembre, fra affreschi e architetture settecentesche torna per il quinto anno consecutivo, la manifestazione enogastronomia più esclusiva che si propone quest’anno con un nuovo format ancora più originale e innovativo: VINI, VILLE e SAPORI.

VINI, VILLE e SAPORI, riproporrà, secondo un modulo che ha riscontrato un lusinghiero successo di pubblico, le esposizioni, gli incontri, le degustazioni e soprattutto le esclusive cene ambientate nelle stanze del gusto, percorso enogastronomico lungo il quale le pietanze e vini vengono proposti ai visitatori secondo accoppiamenti ideali, in uno scenario, come quello delle dimore storiche italiane che renderà i nostri appuntamenti irripetibili e diversi da ogni altro evento di settore.

Ercolano, Villa Campolieto
27 – 30 Novembre 2009

martedì 20 ottobre 2009

Vinitaly 2010

ieri 19/10/09, riunione in Camera di Commercio ad Avellino con le aziende irpine che hanno partecipato allo scorso Vinitaly.
Oggetto: la partecipazione al Vinitaly 2010
La posizione della CCIAA è la seguente:
non ci piace come la regione Campania gestisce la fiera, non ci piace come spende i soldi (troppi), non ci piace che alle aziende irpine (che rappresentano il 60% della Campania) sia data poca visibilità.
La soluzione:
la regione mette lo spazio e il marketing istituzionale, le Camere di Commercio attrezzano i singoli spazi locali e promuovono prima, durante e dopo la manifestazione l'immagine e le aziende della propria provincia.
In caso di non accettazione, le CCIAA sono pronte a fare un passo indietro e non partecipare alla organizzazione della fiera (anche economicamente).
Il problema:
pare sia stata nominata una cabina di regia dalla Regione che, senza guardare in faccia a nessuno e senza coordinarsi con le province, sta già organizzando tutto. A governare tale cabina i "soliti noti", che "già hanno affossato il consorzio di tutela", e che, aggiungiamo noi, sono poco simpatici alla Camera di Commercio di Avellino, pur provenendo, in parte, da questa provincia.
La nostra posizione:
andiamo ribadendo da sempre che manca coordinamento territoriale e marketing promozionale del territorio, dunque ben venga una prova di forza della CCIAA, se a questa seguono iniziative di promozione del territorio (si è parlato di Bordeaux), altrimenti l'isolazionismo serve a poco. Abbiamo bisogno che l'irpinia, le sue aziende, i suoi vini abbiano un chiaro posizionamento sul mercato e una loro immediata riconoscibilità (per esempio un marchio stile Gallo Nero per tutti i prodotti - così da distinguere, per esempio, l'aglianico irpino da quello delle altre province).
Dobbiamo, però, ribadire che uniti si ottengono risultati, divisi solo confusione. Questo vale a livello regionale e, soprattutto, locale. Finchè le aziende non avranno strategie comuni di sviluppo i risultati saranno sempre pochini.

L'Aglianico

riceviamo da officine gourmet (officinegourmet.blogspot.com) e volentieri pubblichiamo.
L’AGLIANICO
L’Aglianico è un vitigno tipicamente meridionale coltivato per lo più in Campania e Basilicata. La sua diffusione è nei fatti più estesa, poiché è annoverato tra le varietà raccomandate anche in Molise, Puglia e in alcune province Abruzzesi. E’ autorizzato anche in Calabria e in alcune zone della Sicilia e della Sardegna.
Le caratteristiche
Predilige terreni collinari, d’origine prevalentemente vulcanica, argilloso calcarei o comunque di buona costituzione anche se presenta buona adattabilità nei riguardi del terreno.
In alcune zone di coltivazione (Taurasi - Vulture) si possono trovare dei vigneti con ottimi risultati anche a 700 - 900 metri d’altitudine. Resiste bene alle crittogame in generale (oidio e peronospora), soffre le temperature elevate e la siccità prolungata.
E’ un'uva molto ricca di polifenoli, come il Nebbiolo o il Sagrantino, che ha bisogno di una forte ed accurata selezione clonale, basse rese e di una scelta equilibrata sul tipo di legno, sulla quantità e sulla durata della permanenza in botti grandi o piccole, utilizzate per l’affinamento.
L’Aglianico è un vitigno scontroso: matura tardi, è intenso e brusco in principio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi ed acidità che gli assicura il tempo necessario affinché sia levigato. Inimitabile nei sentori di viola, amarene, sottobosco e piccoli frutti, la sua vinificazione lo può rendere banale o eccelso.
Storia e Origini
Il vitigno ha origini millenarie e si è ambientato in tutta la Campania: nelle zone intorno al Vesuvio, in Irpinia, nelle province di Salerno, Caserta e Benevento, dove in purezza o in uvaggio rientra in numerose DOC. Giunto nel Mediterraneo con i primi insediamenti delle colonie greche, come testimoniato dal suo nome originario, Ellenico o Ellanico, la cui pronuncia si è modificata nel periodo della dominazione spagnola in Campania tra il XV – XVI, secolo, sostituendo la doppia “ll” spagnola in “gl”. La vite è una pianta itinerante, anche l’Aglianico si è diffuso e si adattato molto bene con i diversi climi della Campania e dell’Italia meridionale. Le prime notizie del vitigno risalgono all’inizio dell’800 e si devono a Columella Onorati.
La Campania
La produzione da uve aglianico in Campania dà origine alle seguenti denominazioni:
Le Doc
Aglianico Del Taburno o Taburno Doc
Cilento Doc
Costa D’Amalfi Doc
Falerno Del Massico Doc
Galluccio Doc
Guardiolo Doc
Irpinia Doc
Sannio Doc
Penisola Sorrentina Doc
Sant’Agata Dei Goti Doc
Solopaca Doc
Da uve Aglianico in Campania si produce l’unica Docg a bacca rossa, il Taurasi, prodotto solo nell’area dei 17 Comuni della provincia di Avellino (Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano). Dal 2005 negli stessi territori ma con un’estensione più ampia è stata autorizzata anche la nuova DOC Iripinia con la sottozona Campi Taurasini, che prevede la produzione di vini a base Aglianico in purezza.
Gli studi promossi negli ultimi anni dalla regione Campania sul DNA sui diversi biotipi dell’aglianico, realizzati in collaborazione con il Prof. Luigi Moio, Ordinario di Enologia presso l’Università Federico II, il Dr. Michele Manzo ex funzionario regionale Se.Si.R.C.A. e oggi direttore dell’Ismecert e il Prof. Eugenio Pomarici Docente di Economia e Politica Agraria presso la Federico II, hanno dimostrato che l’Aglianico di Taurasi, Vulture e Taburno, sono identici geneticamente, anche se dal punto di vista morfologico presentano delle differenze. Inoltre, la diversità viene anche dai territori dove è coltivato e dall’adattamento dei diversi cloni ai terreni e ai diversi microclimi.
La Basilicata: L’Aglianico del Vulture
Oltre che in Campania, L’Aglianico raggiunge espressioni eccellenti in Basilicata, principalmente alle pendici vulcaniche del Vulture.La DOC Aglianico del Vulture nasce nel 1971 ed è in corso l’iter per il riconoscimento della DOCG. I comuni della Doc sono: Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania. La coltivazione dell’Aglianico è stata portata in Basilicata, dagli antichi greci e incentivata poi dai Romani, soprattutto intorno al massiccio del Monte Vulture, un antico vulcano inattivo contornato da paesaggi fiabeschi con castelli e casali fatti costruire dall’Imperatore Federico II di Svevia. Le altre due doc lucane che utilizzano l’aglianico sono: Val d’Agri e Colline Materane.
Il Molise
La Doc Molise è una Denominazione Regionale riconosciuta nel ’98 e comprende il Molise Aglianico prodotto con almeno 85% del vitigno, gradazione minima 11,5° e 12, 5° per la tipologia Riserva con 2 anni d’invecchiamento obbligatorio.
La Puglia
L’Aglianico e’ ammesso nella doc Castel del Monte, al 100% o con il 35% max di altre uve a bacca rossa raccomandate. Gradazione minima 12°, tipologia riserva minimo 12,5° e due anni di invecchiamento obbligatorio. Il Castel del Monte Aglianico deve contenere almeno il 90% di uve aglianico, gradazione minima 12°, anche in versione rosato e frizzante. La riserva ha minimo 12,5° e almeno due anni di invecchiamento.
L’Abruzzo:
In terra di Montepulciano, esistono buone lavorazioni dell’aglianico, ammesso nelle denominazioni Igt.
Le caratteristiche sensoriali dell’Aglianico
Il naso è inizialmente vinoso, poi complesso con l’invecchiamento, al palato è asciutto, sapido, sostenuto da una forte freschezza, tannico tanto da necessitare spesso di affinamento in legno grande o piccolo. L’aglianico è quasi certamente il vitigno con cui i Romani facevano il magico Falerno, la prima D.O.C. del mondo: per la prima volta il vino si è identificato nel territorio, (Agro Falerno che aveva il cuore nella zona tra Mondragone, Falciano e Carinola, ai piedi del Monte Massico).
Aglianico del Vulture: sentori di violetta, ciliegia matura e tabacco
Aglianico di Taurasi: petali di rosa, ciliegia marasca. chiodi di garofano, pepe nero, liquirizia e tabacco
Aglianico Taburno: aromi meno speziati e più fruttati, soprattutto more e ribes e nero.

lunedì 19 ottobre 2009

Ma il Taurasi cos'è?

Ndel corso della mia breve visita in Toscana, durante gli incontri con i titolari di cantine e nel girovagare per enoteche, ho prodotto un alto pensiero.
Oggi cos'è il Taurasi?
Per prima cosa ho notato che tutti gli addetti ai lavori lo conoscono, "è un grande vino", ti dicono quando ne parli. Allora gli domandi, "lei che etichette ha provato/vende"?, Ti rispondono "non ricordo/nessuna non si vende".
Poi ho riflettuto sul posizionamento di prezzo: Il Brunello costa dai 25 ai N euro, da lì non si sposta, il Montecucco è posizionato sui 15 euro, da lì non si sposta, il Morellino sui 10 euro e da lì non si sposta. Il Taurasi oggi costa 6,8,10,12,14,16,18,20,25,30,40,50,60 euro a seconda della regione, della cantina, del distributore. Il mio listino dice 20, ma si può vendere anche a 6 (non è il mio caso, ma è un caso).
La domanda è: il Taurasi è un Brunello o un Morellino?
se è un Brunello, cioè un grande vino, dovrebbe essere promosso e venduto come grande vino da tutti, se è un Morellino va bene lo stesso, basta venderlo dopo un anno dalla vendemmia e non ci sono problemi.
Dove voglio parare:
1. Il territorio del Taurasi e gli enti preposti alla sua tutela e diffusione fanno poco più di zero per affermare il vino fuori dai confini campani (il poco più è dovuto per l'anteprima annuale, che come sapete ogni anno si realizza grazie alla volontà di pochi e a molte preci).
2. le aziende dovrebbero imparare a fare sinergia e politiche commerciali coerenti, andare ognuna per proprio conto, contente se si vende un cartone di vino produce risultati prossimi allo zero

Me ne torno in Irpinia con le immagini delle colline senesi e con le parole di un produttore di Montalcino "eh si l'aglianico e il taurasi sono due grandi vitigni"...sic...ma grazie lo stesso per il tentativo di incoraggiamento.

Il Montecucco

nell'ambito di una breve "gita" in Toscana, una bellissima scoperta (chiedo scusa dell'ignoranza): Il MONTECUCCO.
Classico uvaggio toscano (Sangovese e poco altro), territorio stretto fra Montalcino e Scansano, ottimo vino.
Ho avuto modo di assaggiare i vini della tenuta Montecucco (quella del sig. Bertarelli), trovandoli, non solo ottimamente realizzati, ma anche di grande spessore (da segnalare anche il Vermentino e un fantastico olio).
Il meglio l'ho provato con l'azienda agricola Basile. Il Comandante 2005 si distingue per corpo, struttura e persistenza, riesce a equlibrare le morbidezze di un affinamento prolungato in legno con una spalla acida che ne determinerà ottima longevità, unico neo sotto l'aspetto olfattivo, il vino è un pò lento a monifestarsi e con una gamma aromatica troppo semplice, ma ciò non toglie molto al giudizio positivo.

Un'ultima annotazione per il territorio, da campano con cantina in Irpinia, non riesco a farmi capace come sia possibile che ci sia così tanta differenza a 400 km di distanza. Organizzazione, ospitalità, gentilezza, pulizia, strutture, ecc. (i Basile sono campani felici di non essere più in Campania).... e pensate che il giorno dopo sono stato a Montalcino.....

domenica 27 settembre 2009

Compra i nostri vini online

Da oggi è possibile acquistare i vini di Terre Colte sul sito
www.terrecolte.it
questa scelta nasce con l'obiettivo di facilitare la reperibilità dei nostri prodotti e favorirne la diffusione.

VI ATTENDIAMO NUMEROSI

A breve sullo stesso sito sarà attivo un blog dove lasciare liberamente commenti sui vini degustati.

venerdì 28 agosto 2009

I GRANDI ROSSI DEL SUD

Si replica a Milano nelle sale dell`hotel The Westin Palace***** il prossimo 22 settembre, l'evento promosso da Go Wine " I Grandi Rossi del Sud"
Terre Colte sarà presente con il proprio stand e proporrà:
- Taurasi Convio 2003
- Taurasi Convivio 2005
- in esclusiva nazionale, degustazione del MERAviGLIA 2007

Il programma è il seguente:
- 16.30 - 18.00 degustazione riservata agli operatori del settore
- 18.30 conferenza stampa
- 19.00 - 22.00 degustazione aperta al pubblico

sabato 21 marzo 2009

MERAviGLIA


MERAviGLIA è il vino che diventa opera d’arte. Ogni anno, l’azienda realizzerà una serie limitata di bottiglie, che saranno interpretate da uno o più artisti, trasformandole in opere d’arte. Per il 2009, l’azienda ha realizzato 1.300 bottiglie di Aglianico IGT, frutto della più attenta selezione delle uve, affinato 8 mesi in barrique. Ogni bottiglia ha un’etichetta in tessuto dipinta a mano dal pittore Umberto Maglione.


I GRANDI ROSSI DEL SUD

Si è svolta martedì al Hotel Quirinale a Roma, la manifestazione di GoWine "I Grandio Rossi del Sud".
Per Terre Colte è stata l'occasione di presentare il progetto MERAviGLIA (di cui trattiamo in altro post).
Buona l'affluenza di pubblico e operatori del settore e buona la competenza di chi ci ha visitato al banco degustazioni.
Riteniamo che queste manifestazioni siano decisamente da preferire ai grandi appuntamenti fieristici, che rendono molto più difficili i contatti con appassionati e operatori del settore e dispersivo il rapporto con diverse tipologie di vino.

giovedì 19 marzo 2009

vinitaly 2009

Terre Colte sarà presente a Vinitaly 2009 presso il Padiglione Campania stand 157.

Vi aspettiamo numerosi. Sarà l'occasione per:
- presentare l'annata 2005 del nostro taurasi Convivo
- presentare la nostra prima produzione di bianchi:
  • Falanghina IGT 2008 - prodotto in criomacerazione
  • Greco di Tufo DOCG 2008 - prodotto con macerazione preventiva del mosto sulle bucce per 24h
- Presentare il MERAviGLIA: Aglianico IGT 2007 affinato 10 mesi in barrique, prodotto in serie limitata di 1.300 esemplari, ognuno con l'etichetta in raso dipinta a mano dal pittore Umberto Maglione.

martedì 10 marzo 2009

Anteprima Taurasi - le degustazioni

riportiamo il link al sito di Luciano Pignataro con l'esito degli assaggi eseguiti da Angelo Di Costanzo.

http://www.lucianopignataro.it/articolo.php?pl=5548

per quanto ci riguarda un sentito ringraziamento a tutti i giornalisti che hanno degustato i nostri vini e a tutti gli appassionati di vino che ci hanno visitato al banco degustazione, con la speranza che il nostro lavoro soddisfi sempre più le loro aspettative

sabato 7 marzo 2009

Anteprima Taurasi - prima giornata

Si è svolta ieri la prima giornata dell'anteprima Taurasi 2005. Interessante la conferenza stampa, coordinata da Luciano Pignataro, nella quale i giudizi sull'annata sono stati espressi direttamente dagli enologi che hanno lavorato nei vigneti e in cantina.
Innanzitutto, il giudizio finale: annata ottima (4 stelle), poi i distinguo.
Si è trattata di una annata difficile, soprattutto nell'ultimo periodo. Tutto bene fino a metà agosto, poi le piogge hanno reso complicata l'ultima fase di maturazione delle uve e le hanno esposte maggiormente a malattie e muffe (ricordiamo che l'aglianico irpino ha grappolo molto fitto, che rende complicato anche solo asciugare gli acini). Questa valutazione generale deve, però, essere più circostanziata considerando l'estensione del territorio della DOCG e l'elevata eterogeneità dei terreni e delle esposizioni, per cui si sono avute situazioni veramente eccellenti e situazioni molto più complicate da gestire in cantina.
La valutazione della commissione è stata di notevole uniformità tra i 12 campioni esaminati, che hanno manifestato una spiccata tipicità, ottima freschezza e tannini non ancora maturi (cosa peraltro normale per dei bambini come i taurasi 2005).
Interessante il dibattito successivo, in particolare per due considerazioni evidenziatesi, sulle quali la nostra cantina è molto sensibile:
1. il taurasi è un grande vino, equvalente ai grandi rossi del Centro-Nord, ma pecca in marketing e comunicazione. In particolare, due sono i livelli, strettamente correlati, dove si evidenziano carenze; in primo luogo, nella comunicazione del taurasi in quanto grande vino tipico, in secondo luogo, nel marketing territoriale, taurasi continua ad avere un solo ristorante, nessuna capacità ricettiva e, se uscite dall'autostrada ad avellino, trovate ogni tipo di indicazione stradale meno quella per arrivare a Taurasi (è una semplificazione del concetto, per far capire che siamo veramente a zero).
2. i disciplinari di produzione sono davvero utili per la valorizzazione del taurasi? qui ci si è divisi fra chi ritiene che il disciplinare sia, pur nella sua rigidità, un semplice strumento che non condiziona la produzione, e chi, viceversa, ritiene che sia un vincolo gravoso che non permette di esprimere al meglio il prodotto, in particolare ostinandosi ad utilizazare solo 100% aglianico e a non sfruttare quel 15% che il disciplinare pur lascia a disposizione per altre uve (autoctone e non internazionali, cioè posso migliorare il taurasi con lo sciascinoso ma non con il cabernet). Personalmente crediamo che l'aglianico abbia un tale potenziale, in parte ancora da scoprire, e una tale qualità da meritare di essere vinificato in purezza, tuttavia se altre uve possono, soprattutto in stagioni non eccelse, aiutare a rendere il vino più "vendibile" questo deve essere visto come una opportunità e non un reato di lesa maestà.

Una considerazione a piè di lista. Ottima la cena di gala. Ho avuto la possibilità, in mancanza dell'ottimo Taurasi Convivio di TerreColte, a distanza di qualche mese, di bere nuovamente il Taurasi Cinque Querce 2004 di Salvatore Molettieri. Allora mi era sembrato grande, ieri, freddo, mi è sembrato immenso, difficilmente superabile da brunelli e baroli, peccato il maledetto marketing..................

venerdì 30 gennaio 2009

A Roma I Grandi Vini del Sud

Martedì 17 Marzo presso l'Hotel Quirinale a Roma si terrà una importante manifestazione di presentazione e promozione dei Grandi Vini del Sud, organizzata dall'associazione Go Wine.
In questa occasione sarà possibile degustare i migliori vini del sud Italia.
Gli orari sono i seguenti:
dalle ore 19,30 alle 22,00 banco d’assaggio riservato ad un pubblico di operatori, soci Go Wine, consumatori. Il pubblico sarà invitato al banco d’assaggio con un cartoncino d’invito che annuncerà il programma e le aziende partecipanti

Terre Colte sarà presente con l'anteprima del proprio Taurasi 2005 e con tutta la gamma della produzione in vendita nel 2009:
- Taurasi
- Aglianico
- Greco di Tufo
- Falanghina

Anteprima Taurasi

Sabato 7 e Domenica 8 marzo si terrà l'anteprima dell'annata 2005 del Taurasi.
L'appuntamento per gli appassionati è per domenica 8 marzo nel cortile del Castello MArchionale di Taurasi, dove saranno allestiti i banchi di degustazione.
Gli orari sono i seguenti:
17.30 apertura banchi di assaggio per gli operatori del settore
19.30 apertura banchi di assaggio al pubblico
22.00 chiusura