Terre Colte partecipa alla serata del 14.11.2008 di promozione dell'aglianico, che si terrà a Napoli presso l'hotel Continental alle ore 21.00
Percorsi di...vini: Il Principe del Sud dall'Hellenicum al Taurasi. Percorso enogastronomico seguendo le tracce della "Vitis Hellenica" in tutte le provincie della Campania Felix.
La modalità della serata, inserita nella programmazione di Vinovagando, tratta di un percorso di uvaggi che toccherà cinque etichette provenienti da zone differenti della Campania, scelta una per provincia:
- Aglianico del Cilento Doc della Azienda Agricola Marino per Salerno
- Campi Flegrei Doc Rosso delle Cantine del Mare per Napoli
- Falerno del Massico Ariapetrina 2005 Doc Rosso della Masseria Felicia per Caserta
- Aglianico Beneventano Doc Terre di Don Mennato per Benevento
- Taurasi Docg della Azienda Terrecolte per Avellino
La preparazione della sala ,che sarà allestita in sala Mare, verrà formata da 5 isole con i vini specificati e prodotti gastronomici del territorio ben delimitato, chi presenterà i vini partirà proprio dal primo insediamento nel Cilento dei greci che piantarono l'Hellenicon per poi fare conoscere i vari passaggi di quest'uvaggio fino ad arrivare al Taurasi.
Il Sig. Moio Maitre dell'Hotel si occuperà dell'organizzazione Sala, che prevede posti a sedere senza coperto, lo Chef Mario Falco preparerà gli accostamenti gastronomici sulla base di Buffet Caldo.
per info
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martedì 28 ottobre 2008
venerdì 24 ottobre 2008
L'Aglianico secondo Luigi Veronelli
Non c’è unanimità circa la provenienza dell’Aglianico, anche se la teoria prevalente racconta di un vino di provenienza ellenica, come del resto la gran parte dei vini del sud Italia.
Riprendiamo alcune considerazioni fatte sull’Aglianico da Luigi Veronelli:
Un detto antico dice:”vino amaro, tienilo caro”.E difatti l’aglianico, vino difficile, ostico ma infinitamente grande, è certamente “amaro” nel senso che l’uva matura tardi, i tannini sono difficili da domare e, nel complesso, se non viene vinificato con attenzione, all’inizio non dà il meglio di sé. Eppure è il vino più affascinante e di spessore fra quelli campani. D’altra parte la stessa etimologia sembra confermare l’amarezza dell’aglianico affondando, più che nel generico hellenico (greco, appunto, dalle sue origini) nella parola a-glucos, ossia senza zucchero, forse specchio di sensazioni gustative legate alle giovanili asprezza e astringenza.
Dall’Aglianico, a seconda del terroir, nascono vini diversi, ma legati dal filo rosso di un’austera muscolosità che culminano nell’immenso Taurasi, un vino che si taglia col coltello, ma che non è mai soverchiante né eccessivo: non un “palestrato”, insomma, ma un atleta al culmine della gloria. Nella sua espressione più alta, il Taurasi si mostra elegante con una buona dose di tannini derivanti dal suolo calcareo, ma morbidi e avvolgenti, con un buon frutto e forti sentori di spezie già a pochi mesi dalla vendemmia. Ha notevole capacità di invecchiamento, anche oltre i dieci anni, e con l’evoluzione raggiunge aromi complessi di liquirizia, sottobosco e caffè fino al mitico goudron (catrame).
Grandi risultati si hanno anche con l’Aglianico del Taburno e nel Cilento, come pure nell’alto casertano [senza dimenticare i livelli di eccellenza assoluta raggiunti nel vulture].
L’Aglianico, più di altre uve, mette a dura prova la pazienza dei vignaioli: per tirarne fuori un grande vino ci vuole tanto lavoro in vigna e doti di attendismo fuori dal comune. Sforzi premiati al primo sorso.
Riprendiamo alcune considerazioni fatte sull’Aglianico da Luigi Veronelli:
Un detto antico dice:”vino amaro, tienilo caro”.E difatti l’aglianico, vino difficile, ostico ma infinitamente grande, è certamente “amaro” nel senso che l’uva matura tardi, i tannini sono difficili da domare e, nel complesso, se non viene vinificato con attenzione, all’inizio non dà il meglio di sé. Eppure è il vino più affascinante e di spessore fra quelli campani. D’altra parte la stessa etimologia sembra confermare l’amarezza dell’aglianico affondando, più che nel generico hellenico (greco, appunto, dalle sue origini) nella parola a-glucos, ossia senza zucchero, forse specchio di sensazioni gustative legate alle giovanili asprezza e astringenza.
Dall’Aglianico, a seconda del terroir, nascono vini diversi, ma legati dal filo rosso di un’austera muscolosità che culminano nell’immenso Taurasi, un vino che si taglia col coltello, ma che non è mai soverchiante né eccessivo: non un “palestrato”, insomma, ma un atleta al culmine della gloria. Nella sua espressione più alta, il Taurasi si mostra elegante con una buona dose di tannini derivanti dal suolo calcareo, ma morbidi e avvolgenti, con un buon frutto e forti sentori di spezie già a pochi mesi dalla vendemmia. Ha notevole capacità di invecchiamento, anche oltre i dieci anni, e con l’evoluzione raggiunge aromi complessi di liquirizia, sottobosco e caffè fino al mitico goudron (catrame).
Grandi risultati si hanno anche con l’Aglianico del Taburno e nel Cilento, come pure nell’alto casertano [senza dimenticare i livelli di eccellenza assoluta raggiunti nel vulture].
L’Aglianico, più di altre uve, mette a dura prova la pazienza dei vignaioli: per tirarne fuori un grande vino ci vuole tanto lavoro in vigna e doti di attendismo fuori dal comune. Sforzi premiati al primo sorso.
domenica 12 ottobre 2008
Newsletter di Ottobre
Per ottobre, pubblichiamo un numero monotematico della nostra newsletter sull'Aglianico.
Questi i principali argomenti:
L'Aglianico visto da Luigi Veronelli
L'Aglianico visto dal Herald Tribune
Le caratteristiche dell'Aglianico
Le nostre degustazioni:
Vigna Camarato di Villa Matilde
Impeto Torre dei Pagus
Infine, gli aggiornamenti sul Vino Che Vorrei
per iscriversi: www.terrecolte.com
Questi i principali argomenti:
L'Aglianico visto da Luigi Veronelli
L'Aglianico visto dal Herald Tribune
Le caratteristiche dell'Aglianico
Le nostre degustazioni:
Vigna Camarato di Villa Matilde
Impeto Torre dei Pagus
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