venerdì 30 ottobre 2009

Mezzo bicchiere di vino al giorno regala 5 anni di vita

da La Stampa online http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/salute/200910articoli/48341girata.asp

ELEONORA GRASSI
Mezzo bicchiere di vino al giorno regala circa 5 anni di vita in più, secondo uno studio olandese. L’analisi delle abitudini di circa 1.400 uomini di mezza età, seguiti per oltre 40 anni, ha rivelato che bere regolarmente una piccola quantità di alcol aumenta la longevità. E il maggior guadagno, quanto ad anni in più, si ha proprio per chi predilige mezzo bicchiere di vino al giorno: queste persone tendono a vivere circa quattro anni e mezzo- cinque in più rispetto agli astemi.

Non solo: secondo l’Adnkronos Salute chi consuma fi no a due bicchieri di vino, due pinte di birra o due dosi di superalcolici al giorno tende a vivere circa due anni in più dei non bevitori. I ricercatori della Wageningen University olandese hanno analizzato 1.374 uomini di 40 anni nati tra il 1900 e il 1920, esaminando fi no al 2000 abitudini a tavola, con l’alcol e il fumo e l’indice di massa corporea di ciascuno, registrando inoltre la prevalenza di infarto, ictus, diabete e tumori nel gruppo.

Ebbene, lo studio ha scoperto che il vino è legato a doppio fi lo con un più basso rischio di morte per tutte le cause. «Chi già consuma bevande alcoliche dovrebbe farlo in modo light, concedendosi uno, o al massimo due bicchieri al giorno, e preferibilmente di vino», suggerisce Martinette Streppel, nutrizionista dell’ateneo olandese.

I ricercatori hanno visto che il consumo di non più di 20 grammi di alcol al giorno - un bicchiere ne contiene 10 circa - comporta un rischio di morte ridotto del 36 per cento rispetto a quello degli astemi. E la riduzione del pericolo aumenta per chi, fra tutti i possibili drink, preferisce il vino. In generale chi beve mezzo bicchiere di vino al dì ha una riduzione del 40 per cento della mortalità generale e un’incidenza più bassa del 48 per cento di morte cardiovascolare. Il tutto si traduce in un’aspettativa di vita più alta per i bevitori light.

giovedì 29 ottobre 2009

UNA BELLA SERATA

Una bella serata martedi' 27 ottobre al Ristorante Gianni e Dorina a Milano.
Proposta dal nostro agente, pensavo alla solita cena di degustazione con tanti "nati imparati", ho trovato un ambiente accogliente e familiare, tante persone realmente appassionate e decise a capire i vini.
I padroni di casa hanno offerto un'accoglienza fantastica, l'ambiente è informale. Sono anni che vivono la passione per il vino, ne hanno quasi fatto un impegno lavorativo pieno. Hanno un'associazione che si propone di divulgare conoscenza, fanno corsi di degustazione, organizzano serate con i produttori.
Mi è toccato di presentare cantina e vini, ho cercato di trasmettere ciò che è più difficile da comunicare, la passione disinteressata. E' vero produciamo vino, dunque facciamo business, ma lo produciamo come piace a noi e perchè ci piace, tanto.
le domande sono state pertinenti, mai impertinenti (grazie per non avermi chiesto la percentuale di solforosa, perchè non facciamo biologico, cosa ne pensiamo dei vini veri), del resto, come ho già detto, si trattava di amici che il vino lo bevono, non lo leggono.
Abbiamo mangiato bene cibi perfettamente abbinati (greco di tufo con risotto, la morte sua, quasi come un Franciacorta saten con lo stesso piatto di mare).
Mi sembra che il Taurasi sia stato particolarmente apprezzato (il 2005), ho visto i bicchieri riempirsi e svuotarsi più volte, indice che il vino veniva bevuto, dopo il primo approccio "scientifico", senza tanti pensieri e disquisizioni.
Pare ci sia anche un premio, i soci votano tutti i vini presentati e quello con la media più alta vince, per l'accoglienza, l'ospitalità e la simpatia il premio i padroni di casi se lo sono già conquistato.

Ristorante Gianni e Dorina
Via Guglielmo Pepe,38
20159 Milano
Tel. 02 606340
e-mail: dorina@gianniedorina.com
Web: www.gianniedorina.com

sabato 24 ottobre 2009

I VINI DI VERONELLI 2010

Questi i giudizi della guida sui vini di Terre Colte

TAURASI CONVIVIO 2005 89/100
AGLIANICO MELITA 2007 86/100
GRECO DI TUFO 2008 85/100

I Nostri Eventi

27 e 28 Ottobre
cena presso il ristorante
Ristorante Gianni e Dorina
Via Guglielmo Pepe,38
20159 Milano
Tel. 02 606340
e-mail: dorina@gianniedorina.com
Web: www.gianniedorina.com

sarà possibile degustare Greco di Tufo 2008 e Taurasi 2005

27-28-29-30 Novembre
Nella spendila Villa Campolieto di Ercolano (Napoli) dal 27 al 30 Novembre, fra affreschi e architetture settecentesche torna per il quinto anno consecutivo, la manifestazione enogastronomia più esclusiva che si propone quest’anno con un nuovo format ancora più originale e innovativo: VINI, VILLE e SAPORI.

VINI, VILLE e SAPORI, riproporrà, secondo un modulo che ha riscontrato un lusinghiero successo di pubblico, le esposizioni, gli incontri, le degustazioni e soprattutto le esclusive cene ambientate nelle stanze del gusto, percorso enogastronomico lungo il quale le pietanze e vini vengono proposti ai visitatori secondo accoppiamenti ideali, in uno scenario, come quello delle dimore storiche italiane che renderà i nostri appuntamenti irripetibili e diversi da ogni altro evento di settore.

Ercolano, Villa Campolieto
27 – 30 Novembre 2009

martedì 20 ottobre 2009

Vinitaly 2010

ieri 19/10/09, riunione in Camera di Commercio ad Avellino con le aziende irpine che hanno partecipato allo scorso Vinitaly.
Oggetto: la partecipazione al Vinitaly 2010
La posizione della CCIAA è la seguente:
non ci piace come la regione Campania gestisce la fiera, non ci piace come spende i soldi (troppi), non ci piace che alle aziende irpine (che rappresentano il 60% della Campania) sia data poca visibilità.
La soluzione:
la regione mette lo spazio e il marketing istituzionale, le Camere di Commercio attrezzano i singoli spazi locali e promuovono prima, durante e dopo la manifestazione l'immagine e le aziende della propria provincia.
In caso di non accettazione, le CCIAA sono pronte a fare un passo indietro e non partecipare alla organizzazione della fiera (anche economicamente).
Il problema:
pare sia stata nominata una cabina di regia dalla Regione che, senza guardare in faccia a nessuno e senza coordinarsi con le province, sta già organizzando tutto. A governare tale cabina i "soliti noti", che "già hanno affossato il consorzio di tutela", e che, aggiungiamo noi, sono poco simpatici alla Camera di Commercio di Avellino, pur provenendo, in parte, da questa provincia.
La nostra posizione:
andiamo ribadendo da sempre che manca coordinamento territoriale e marketing promozionale del territorio, dunque ben venga una prova di forza della CCIAA, se a questa seguono iniziative di promozione del territorio (si è parlato di Bordeaux), altrimenti l'isolazionismo serve a poco. Abbiamo bisogno che l'irpinia, le sue aziende, i suoi vini abbiano un chiaro posizionamento sul mercato e una loro immediata riconoscibilità (per esempio un marchio stile Gallo Nero per tutti i prodotti - così da distinguere, per esempio, l'aglianico irpino da quello delle altre province).
Dobbiamo, però, ribadire che uniti si ottengono risultati, divisi solo confusione. Questo vale a livello regionale e, soprattutto, locale. Finchè le aziende non avranno strategie comuni di sviluppo i risultati saranno sempre pochini.

L'Aglianico

riceviamo da officine gourmet (officinegourmet.blogspot.com) e volentieri pubblichiamo.
L’AGLIANICO
L’Aglianico è un vitigno tipicamente meridionale coltivato per lo più in Campania e Basilicata. La sua diffusione è nei fatti più estesa, poiché è annoverato tra le varietà raccomandate anche in Molise, Puglia e in alcune province Abruzzesi. E’ autorizzato anche in Calabria e in alcune zone della Sicilia e della Sardegna.
Le caratteristiche
Predilige terreni collinari, d’origine prevalentemente vulcanica, argilloso calcarei o comunque di buona costituzione anche se presenta buona adattabilità nei riguardi del terreno.
In alcune zone di coltivazione (Taurasi - Vulture) si possono trovare dei vigneti con ottimi risultati anche a 700 - 900 metri d’altitudine. Resiste bene alle crittogame in generale (oidio e peronospora), soffre le temperature elevate e la siccità prolungata.
E’ un'uva molto ricca di polifenoli, come il Nebbiolo o il Sagrantino, che ha bisogno di una forte ed accurata selezione clonale, basse rese e di una scelta equilibrata sul tipo di legno, sulla quantità e sulla durata della permanenza in botti grandi o piccole, utilizzate per l’affinamento.
L’Aglianico è un vitigno scontroso: matura tardi, è intenso e brusco in principio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi ed acidità che gli assicura il tempo necessario affinché sia levigato. Inimitabile nei sentori di viola, amarene, sottobosco e piccoli frutti, la sua vinificazione lo può rendere banale o eccelso.
Storia e Origini
Il vitigno ha origini millenarie e si è ambientato in tutta la Campania: nelle zone intorno al Vesuvio, in Irpinia, nelle province di Salerno, Caserta e Benevento, dove in purezza o in uvaggio rientra in numerose DOC. Giunto nel Mediterraneo con i primi insediamenti delle colonie greche, come testimoniato dal suo nome originario, Ellenico o Ellanico, la cui pronuncia si è modificata nel periodo della dominazione spagnola in Campania tra il XV – XVI, secolo, sostituendo la doppia “ll” spagnola in “gl”. La vite è una pianta itinerante, anche l’Aglianico si è diffuso e si adattato molto bene con i diversi climi della Campania e dell’Italia meridionale. Le prime notizie del vitigno risalgono all’inizio dell’800 e si devono a Columella Onorati.
La Campania
La produzione da uve aglianico in Campania dà origine alle seguenti denominazioni:
Le Doc
Aglianico Del Taburno o Taburno Doc
Cilento Doc
Costa D’Amalfi Doc
Falerno Del Massico Doc
Galluccio Doc
Guardiolo Doc
Irpinia Doc
Sannio Doc
Penisola Sorrentina Doc
Sant’Agata Dei Goti Doc
Solopaca Doc
Da uve Aglianico in Campania si produce l’unica Docg a bacca rossa, il Taurasi, prodotto solo nell’area dei 17 Comuni della provincia di Avellino (Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano). Dal 2005 negli stessi territori ma con un’estensione più ampia è stata autorizzata anche la nuova DOC Iripinia con la sottozona Campi Taurasini, che prevede la produzione di vini a base Aglianico in purezza.
Gli studi promossi negli ultimi anni dalla regione Campania sul DNA sui diversi biotipi dell’aglianico, realizzati in collaborazione con il Prof. Luigi Moio, Ordinario di Enologia presso l’Università Federico II, il Dr. Michele Manzo ex funzionario regionale Se.Si.R.C.A. e oggi direttore dell’Ismecert e il Prof. Eugenio Pomarici Docente di Economia e Politica Agraria presso la Federico II, hanno dimostrato che l’Aglianico di Taurasi, Vulture e Taburno, sono identici geneticamente, anche se dal punto di vista morfologico presentano delle differenze. Inoltre, la diversità viene anche dai territori dove è coltivato e dall’adattamento dei diversi cloni ai terreni e ai diversi microclimi.
La Basilicata: L’Aglianico del Vulture
Oltre che in Campania, L’Aglianico raggiunge espressioni eccellenti in Basilicata, principalmente alle pendici vulcaniche del Vulture.La DOC Aglianico del Vulture nasce nel 1971 ed è in corso l’iter per il riconoscimento della DOCG. I comuni della Doc sono: Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania. La coltivazione dell’Aglianico è stata portata in Basilicata, dagli antichi greci e incentivata poi dai Romani, soprattutto intorno al massiccio del Monte Vulture, un antico vulcano inattivo contornato da paesaggi fiabeschi con castelli e casali fatti costruire dall’Imperatore Federico II di Svevia. Le altre due doc lucane che utilizzano l’aglianico sono: Val d’Agri e Colline Materane.
Il Molise
La Doc Molise è una Denominazione Regionale riconosciuta nel ’98 e comprende il Molise Aglianico prodotto con almeno 85% del vitigno, gradazione minima 11,5° e 12, 5° per la tipologia Riserva con 2 anni d’invecchiamento obbligatorio.
La Puglia
L’Aglianico e’ ammesso nella doc Castel del Monte, al 100% o con il 35% max di altre uve a bacca rossa raccomandate. Gradazione minima 12°, tipologia riserva minimo 12,5° e due anni di invecchiamento obbligatorio. Il Castel del Monte Aglianico deve contenere almeno il 90% di uve aglianico, gradazione minima 12°, anche in versione rosato e frizzante. La riserva ha minimo 12,5° e almeno due anni di invecchiamento.
L’Abruzzo:
In terra di Montepulciano, esistono buone lavorazioni dell’aglianico, ammesso nelle denominazioni Igt.
Le caratteristiche sensoriali dell’Aglianico
Il naso è inizialmente vinoso, poi complesso con l’invecchiamento, al palato è asciutto, sapido, sostenuto da una forte freschezza, tannico tanto da necessitare spesso di affinamento in legno grande o piccolo. L’aglianico è quasi certamente il vitigno con cui i Romani facevano il magico Falerno, la prima D.O.C. del mondo: per la prima volta il vino si è identificato nel territorio, (Agro Falerno che aveva il cuore nella zona tra Mondragone, Falciano e Carinola, ai piedi del Monte Massico).
Aglianico del Vulture: sentori di violetta, ciliegia matura e tabacco
Aglianico di Taurasi: petali di rosa, ciliegia marasca. chiodi di garofano, pepe nero, liquirizia e tabacco
Aglianico Taburno: aromi meno speziati e più fruttati, soprattutto more e ribes e nero.

lunedì 19 ottobre 2009

Ma il Taurasi cos'è?

Ndel corso della mia breve visita in Toscana, durante gli incontri con i titolari di cantine e nel girovagare per enoteche, ho prodotto un alto pensiero.
Oggi cos'è il Taurasi?
Per prima cosa ho notato che tutti gli addetti ai lavori lo conoscono, "è un grande vino", ti dicono quando ne parli. Allora gli domandi, "lei che etichette ha provato/vende"?, Ti rispondono "non ricordo/nessuna non si vende".
Poi ho riflettuto sul posizionamento di prezzo: Il Brunello costa dai 25 ai N euro, da lì non si sposta, il Montecucco è posizionato sui 15 euro, da lì non si sposta, il Morellino sui 10 euro e da lì non si sposta. Il Taurasi oggi costa 6,8,10,12,14,16,18,20,25,30,40,50,60 euro a seconda della regione, della cantina, del distributore. Il mio listino dice 20, ma si può vendere anche a 6 (non è il mio caso, ma è un caso).
La domanda è: il Taurasi è un Brunello o un Morellino?
se è un Brunello, cioè un grande vino, dovrebbe essere promosso e venduto come grande vino da tutti, se è un Morellino va bene lo stesso, basta venderlo dopo un anno dalla vendemmia e non ci sono problemi.
Dove voglio parare:
1. Il territorio del Taurasi e gli enti preposti alla sua tutela e diffusione fanno poco più di zero per affermare il vino fuori dai confini campani (il poco più è dovuto per l'anteprima annuale, che come sapete ogni anno si realizza grazie alla volontà di pochi e a molte preci).
2. le aziende dovrebbero imparare a fare sinergia e politiche commerciali coerenti, andare ognuna per proprio conto, contente se si vende un cartone di vino produce risultati prossimi allo zero

Me ne torno in Irpinia con le immagini delle colline senesi e con le parole di un produttore di Montalcino "eh si l'aglianico e il taurasi sono due grandi vitigni"...sic...ma grazie lo stesso per il tentativo di incoraggiamento.

Il Montecucco

nell'ambito di una breve "gita" in Toscana, una bellissima scoperta (chiedo scusa dell'ignoranza): Il MONTECUCCO.
Classico uvaggio toscano (Sangovese e poco altro), territorio stretto fra Montalcino e Scansano, ottimo vino.
Ho avuto modo di assaggiare i vini della tenuta Montecucco (quella del sig. Bertarelli), trovandoli, non solo ottimamente realizzati, ma anche di grande spessore (da segnalare anche il Vermentino e un fantastico olio).
Il meglio l'ho provato con l'azienda agricola Basile. Il Comandante 2005 si distingue per corpo, struttura e persistenza, riesce a equlibrare le morbidezze di un affinamento prolungato in legno con una spalla acida che ne determinerà ottima longevità, unico neo sotto l'aspetto olfattivo, il vino è un pò lento a monifestarsi e con una gamma aromatica troppo semplice, ma ciò non toglie molto al giudizio positivo.

Un'ultima annotazione per il territorio, da campano con cantina in Irpinia, non riesco a farmi capace come sia possibile che ci sia così tanta differenza a 400 km di distanza. Organizzazione, ospitalità, gentilezza, pulizia, strutture, ecc. (i Basile sono campani felici di non essere più in Campania).... e pensate che il giorno dopo sono stato a Montalcino.....