venerdì 24 ottobre 2008

L'Aglianico secondo Luigi Veronelli

Non c’è unanimità circa la provenienza dell’Aglianico, anche se la teoria prevalente racconta di un vino di provenienza ellenica, come del resto la gran parte dei vini del sud Italia.
Riprendiamo alcune considerazioni fatte sull’Aglianico da Luigi Veronelli:
Un detto antico dice:”vino amaro, tienilo caro”.E difatti l’aglianico, vino difficile, ostico ma infinitamente grande, è certamente “amaro” nel senso che l’uva matura tardi, i tannini sono difficili da domare e, nel complesso, se non viene vinificato con attenzione, all’inizio non dà il meglio di sé. Eppure è il vino più affascinante e di spessore fra quelli campani. D’altra parte la stessa etimologia sembra confermare l’amarezza dell’aglianico affondando, più che nel generico hellenico (greco, appunto, dalle sue origini) nella parola a-glucos, ossia senza zucchero, forse specchio di sensazioni gustative legate alle giovanili asprezza e astringenza.
Dall’Aglianico, a seconda del terroir, nascono vini diversi, ma legati dal filo rosso di un’austera muscolosità che culminano nell’immenso Taurasi, un vino che si taglia col coltello, ma che non è mai soverchiante né eccessivo: non un “palestrato”, insomma, ma un atleta al culmine della gloria. Nella sua espressione più alta, il Taurasi si mostra elegante con una buona dose di tannini derivanti dal suolo calcareo, ma morbidi e avvolgenti, con un buon frutto e forti sentori di spezie già a pochi mesi dalla vendemmia. Ha notevole capacità di invecchiamento, anche oltre i dieci anni, e con l’evoluzione raggiunge aromi complessi di liquirizia, sottobosco e caffè fino al mitico goudron (catrame).
Grandi risultati si hanno anche con l’Aglianico del Taburno e nel Cilento, come pure nell’alto casertano [senza dimenticare i livelli di eccellenza assoluta raggiunti nel vulture].
L’Aglianico, più di altre uve, mette a dura prova la pazienza dei vignaioli: per tirarne fuori un grande vino ci vuole tanto lavoro in vigna e doti di attendismo fuori dal comune. Sforzi premiati al primo sorso.

1 commento:

www.irpiniadabere.it ha detto...

L'Aglianico ha il suo scienziato : Luigi Moio

Nasce a Mondragone il 29 giugno del 1960, da una gloriosa famiglia del vino, professore ordinario presso l'Università di Napoli e Foggia, personaggio di rilievo nel mondo enologico nazionale ed in particolare in quello del Meridione.

Prima dell' Università frequenta la Scuola Enologica F.De Sanctis di Avellino, uscendone specialista in enologia e viticoltura. Dopo la laurea presso l' Università di Portici in agraria, opta per la carriera accademica e dopo una lunga esperienza in Francia iniziata nel 1990, presso il Laboratorio de Recherche sur le aromes del Centre de recherches de Dijon, dove porta a termine ricerche sui componenti aromatici dei prodotti lattiero caseari e del vino.Nel 1992 ottiene il titolo di Dottore di Ricerca.

Dopo questa lunga esperienza francese, il ritorno verso la tradizione enologica italiana e del sud, dove è stato l'artefice di una nuova scuola enologica. Facendo tesoro dei suoi studi, molti giovani enologi e produttori hanno imboccato con decisione la strada della qualità. Poi gli studi sui vitigni autoctoni ( aglianico, fiano, greco,falanghina, primitivo ) per poter stabilire se queste uve sarebbero state in grado di produrre vini di grande qualità.

E' considerato uno dei maggiori esperti e scienziato del settore.

Oggi Luigi Moio è anche personalmente impegnato come produttore in quel di Mirabella Eclano con l'Azienda www.quintodecimo.it fondata nel 2001 insieme a Laura DiMarzio a coronamento credo di un vecchio sogno.Il motto dell'Azienda è Merum carmen telluris elatum, un omaggio al caro amico Veronelli.