lunedì 22 settembre 2008
L' «Herald Tribune» e l' Aglianico: «Meraviglioso e spesso trascurato»
L' «Herald Tribune» e l' Aglianico: «Meraviglioso e spesso trascurato»
L' Aglianico? «Un vino meraviglioso ma trascurato». Così un lungo articolo sull' Herald Tribune di ieri celebra il grande vitigno dell' Italia del Sud. Il critico del giornale in lingua inglese racconta di aver degustato 25 etichette di Aglianico apprezzando l' alta qualità, la potenza e l' equilibrio del vitigno «troppo spesso oscurato da altri più celebrati, come il Chianti, il Barolo, il Valpolicella».
http://www.iht.com/articles/2008/09/19/travel/trwine.php
riportiamo anche il link ad un servizio di Rai 1 sull'argomento
http://www.rai.tv/mpplaymediageneric/0,,News-Tg1%5E71%5E129878,00.html
domenica 21 settembre 2008
TAURASI: IL FRATELLO MAGGIORE DEL BAROLO
Spiegare perchè il Taurasi sia un vino fantastico, non inferiore ai più grandi vini italiani, è cosa complicata, soprattutto per la scarsa conoscenza del vitigno (aglianico) e il poco marketing che, a causa della endemica arretratezza di queste zone, il vino riceve.
Un utile contributo è dato da questo articolo del prof. Palma.
Gli esperti sostengono che il Taurasi sia il fratello maggiore del Barolo e della Barbera, o addirittura che sia tutti e due insieme.
Nell'Italia centro meridionale, escludendo la Toscana e L'Umbria ma includendo la Sicilia, esiste un solo vino rosso a denominazione d'origine controllata e garantita, ovvero Docg, che è il Taurasi.
Questo nome appartiene ad un piccolo comune rurale della provincia di Avellino: un'antico paese che, posto sopra uno sperone alto 398 metri, domina la valle del Calore popolata di vigneti.
E che, fiero delle sue origini sannite, tramanda la memoria di fatti d'arme della storia di Roma e del Medioevo.
Tito Livio lo chiamò “Taurasia delle vigne opime”.
Ma parliamo del vino.
Nel 1993, dopo aver portato degnamente la Doc per 23 anni, avendo rispettato sia il primo disciplinare di produzione del '70 sia il secondo del '91, ottenne il massimo riconoscimento nazionale che lo caratterizzò e lo qualificò, ancora di piú, nella nobiltà dei suoi natali, conferendogli il diritto di entrare nel gotha dei vini “garantiti” che in tutt'Italia oggi sono venti.
Peccato che la produzione sia molto ristretta, dal momento che le nove aziende operanti il loco riescono a produrre soltanto 140.000 bottiglie, non di piú.
Ciò nonostante il Taurasi occupa un posto d'onore sui mercati nazionali ed esteri, schierato com'è tra i maggiori “rossi” d'Italia, sia piemontesi che toscani, sia veneti che umbri.
Conquistò la Docg dopo una serie di annate straordinarie ('85, '87, '88 e '90) molto ricercate dai collezionisti, anche perché il Taurasi non ha bisogno del cosiddetto “rinfresco” per farsi ringiovanire periodicamente da annate piú recenti, come accade invece per altri vini di grande fama.
“Il Taurasi - conferma Michele Vitagliano nel suo volume i vini Doc irpini - non ha nessuna necessità di ricorrere a questo o ad altri accorgimenti tecnici”.
Infatti, nella sua longevità, non perde mai vigore e non dimostra mai gli anni che ha.
Nasce in una zona felice dove sussistono tutte le condizioni perché i tre fattori naturali, ossia terreno, vitigno e clima, congiuntamente con il fattore umano, concorrano a produrre un vino di valore qual è, appunto, il Taurasi.
Al quale, lo ricordiamo per inciso, si affiancano due altre “perle” enologiche dell'Irpinia, il Greco di Tufo, Doc dal 1970, ed il Fiano di Avellino, Doc dal 1978, che sono entrambi in predicato di ottenere anch'essi la Docg.
Il Taurasi ha la seguente composizione ampelografica: uva di Aglianico (il miglior vitigno dell'antichità, la Vitis Hellenica) vinificata in purezza, vale a dire al cento per cento, oppure con il concorso di altre uve della zona (Piedirosso, Barbera, Sangiovese) ma fino ad un massimo del qindici per cento.
L'area vinicola comprende 17 comuni iripini, ma ha come epicentro il comune di Taurasi, “Sei in terra di eccezionale vocazione vinosa”, scrive Luigi Veronelli.
Ed aggiunge con entusiasmo: “Taurasi, vino della mia emozione.
L'aglianico acquisisce qui, proprio come il Nebbiolo e il Barolo, inimitabili virtú”.
Significativo è l'allineamento con il piemontese Barolo giudicato, come tutti sanno, “il re dei vini, il vino dei re”.
Arturo Marescalchi, famoso enologo piemontese, scrisse: “Devo asserire, domandando scusa ai miei Barbera e Barolo, che il Taurasi è il loro fratello maggiore” (1937).
Un altro piemontese, Pier Giovanni Garoglio, autorità mondiale nel campo dell'enologia, a sua volta dichiarò: “il Taurasi è al fine Barbera e al Barolo, sotto le cui denominazioni viene ordinariamente smerciato da commercianti piemontesi” (1944).
E Paolo Desana, anche lui piemontese, convenne”: “E' indubbio che il vino Taurasi può figurare alla pari con i vini di gran fama” (1972), mentre Adriano Ravegnani, colpito dalla longevità del Taurasi, constata: “Ha una straordinaria caratteristica: quella della longevità.
Infatti può invecchiare anche 20 o 30 anni, in continua ascesa” (1980).
Infine Giorgio Mistretta riconosce che: “una delle perle piú smaglianti della nostra enologia è il Taurasi: un rosso di grandissimo lignaggio, di nobiltà assoluta, che deve la sua eccelsa qualità al vitigno Aglianico.
È tra i vini piú longevi d'Europa (1984).
Potremmo continuare a citare giudizi, peraltro tutti positivi, espressi da moltissimi intenditori non soltanto italiani ma anche stranieri, riguardo a questo vino eccellente, raffinato, aristocratico.
Ma, non essendo ciò possibile, terminiamo con una testimonianza, per così dire, romantica di Mario Soldati che, nel suo splendido libro “Vino al vino”, descrive le sensazioni da lui provate nel bere un bicchiere di Taurasi piuttosto giovane, il primo della sua vita: “Profumo sottile, come di lampone.
Colore granato denso, che tende all'arancione, e piú ancora mi sembra che debba tenere con l'invecchiamento. Estremamente secco, quasi allappante: altro segno, per un vino come questo, di relativa giovinezza… e direi che, sempre con l'invecchiamento, dovrebbe ammorbidirsi, arrotondarsi, perdere ogni fortore.
Man mano, infatti, che passiamo a bottiglie piú antiche, la mia previsione si verifica puntualmente. Insomma si tratta di un vino di prima classe: un grand vin”. Un grande vino, senza dubbio, forte di carattere, robusto di corpo ma di stoffa elegante, dal sapore asciutto, pieno ed armonico, di odore gradevole che diventa bouquet con il trascorrere degli anni.
Solitamente chiamato “Barolo del sud”, il Taurasi felicemente si sposa con arrosti di carni rosse, selvaggina e cacciagione, tacchino ripieno, agnello alla griglia, fegatelli di maiale nella rete, porcini alla brace, formaggi stagionati e piccanti, ma pure con qualche primo piatto (fusilli di pasta fresca, ravioli farciti, gnocchi di patate, lasagne alla napoletana) purchè condito con un sugo denso, come il partenopeo ragú.
giovedì 18 settembre 2008
IL VINO CHE VORREI: MATURAZIONE DEL VINO
La fase di maturazione e affinamento del vino può avvenire in acciaio, in legno o attraverso una combinazione dei due contenitori.
L’acciaio è neutro rispetto al vino, non genera scambi di ossigeno con l’esterno e garantisce una naturale evoluzione del prodotto che non acquisisce profumi terziari.
L’uso del legno determina uno scambio di ossigeno tra l’ambiente e la botte e una cessione degli aromi del legno al vino, ciò determina una evoluzione e un mutamento molto più marcato del prodotto, che si arricchisce di sentori detti terziari (ceduti dal legno) e acquisisce maggiore morbidezza e rotondità.
La scelta proposta tra botti da 225 litri (barrique) e 550 litri (tonneaux), è mirata a preferire un prodotto con maggiore caratterizzazione di profumi terziari, se si sceglie la barrique o, con una minore presenza degli stessi, se si sceglie il tonneaux.
Un aspetto da considerare nella scelta del modo di far maturare il vino è dato dalle caratteristiche del vitigno e dal prodotto finale che si vuole ottenere.
Vini molto delicati e profumati rischiano di essere totalmente alterati dall’uso eccessivo del legno. Vini con grandi potenzialità rischiano di essere limitati nella loro evoluzione da un uso eccessivamente parsimonioso delle botti. Così come, se vogliamo ottenere un prodotto che si caratterizzi per profumi secondari di fiori e frutta fresca, faremo bene a non utilizzare un affinamento in legno o, a limitarci ad un breve passaggio in botti grandi. Se il nostro obiettivo è realizzare un vino complesso, con una notevole complessità di profumi, dovremo utilizzare adeguatamente il legno per garantire tale evoluzione.
Nelle scelte di affinamento del vino è importante non prevalga l’estremismo, sempre più spesso si sente dire che il legno uccide il vino, in passato se un vino non era “barricato” era considerato di serie B. Sarebbe opportuno, invece, che le scelte fossero fatte in funzione del tipo di uva che si ha a disposizione e del tipo di prodotto che si intende utilizzare senza preclusioni o prevenzioni.
L’ultima fase dell’affinamento del vino è data dal periodo di permanenza in bottiglia prima della vendita.
I disciplinari dei vini più importanti sono estremamente rigidi riguardo al periodo che il vino deve trascorrere in bottiglia (per esempio per il Taurasi è previsto un tempo minimo di 12 mesi), ciò perché, una volta messo in bottiglia, il vino si trova, per la prima volta nel suo ambiente definitivo, qui, senza più scambi di ossigeno con l’ambiente esterno , il vino subisce ulteriori, lenti cambiamenti, fino a raggiungere il punto più alto della sua evoluzione.
Un vino giovane con profumi semplici e freschi, che non ha subito o ha subito un ridotto periodo di affinamento in legno, avrà bisogno di un periodo di maturazione in bottiglia non troppo lungo. Viceversa, un vino destinato all’invecchiamento, dopo un periodo medio-lungo di affinamento in legno, avrà anche bisogno di un periodo medio-lungo di maturazione in bottiglia.
Per approfondire i concetti della maturazione, consigliamo:
http://www.diwinetaste.com/dwt/it2007066.php
venerdì 12 settembre 2008
RIFORMA DEL SETTORE VINICOLO
Principali aspetti dell’OCM vitivinicola riformata
Dotazioni finanziarie nazionali: consentiranno agli Stati membri di adattare le misure alla loro situazione particolare. Le misure possibili includono la promozione nei paesi terzi, la ristrutturazione/riconversione dei vigneti, gli investimenti destinati all'ammodernamento della catena di produzione e all'innovazione, il sostegno alla vendemmia verde, nuove misure di gestione delle crisi e il semplice sostegno disaccoppiato.
Misure di sviluppo rurale: una parte dei fondi verrà trasferita a misure di sviluppo rurale riservate alle regioni vitivinicole. Tali misure possono includere l'insediamento dei giovani agricoltori, il miglioramento della commercializzazione, la formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni di produttori, i finanziamenti destinati a coprire le spese supplementari e le perdite di reddito derivanti dal mantenimento dei paesaggi culturali, nonché il prepensionamento.
Diritti di impianto: è prevista la loro abolizione entro la fine del 2015, ma potranno essere mantenuti a livello nazionale fino al 2018.
Eliminazione progressiva dei regimi di distillazione: lla distillazione di crisi sarà limitata a quattro anni, a discrezione degli Stati membri, fino al termine della campagna 2011/2012, con una spesa massima limitata al 20% della dotazione finanziaria nazionale nel primo anno, al 15% nel secondo, al 10% nel terzo e al 5% nel quarto. La distillazione di alcool per usi alimentari sarà progressivamente eliminata nel corso di un periodo transitorio di quattro anni, durante il quale verrà concesso un aiuto accoppiato che sarà poi sostituito dal pagamento unico disaccoppiato per azienda. Gli Stati membri avranno la possibilità di esigere la distillazione dei sottoprodotti, finanziata a partire dalla dotazione nazionale e ad un livello considerevolmente inferiore a quello attuale, che includa i costi di raccolta e trasformazione dei sottoprodotti.
Introduzione del pagamento unico per azienda: questo pagamento disaccoppiato sarà concesso ai produttori di uve da vino a discrezione degli Stati membri e a tutti i produttori che estirpano i loro vigneti.
Estirpazione: è introdotto un regime di estirpazione volontaria su un periodo di tre anni, per una superficie totale di 175 000 ettari e con premi decrescenti. Uno Stato membro può mettere fine all'estirpazione quando la superficie estirpata rischia di superare l'8% della superficie viticola nazionale o il 10% della superficie totale di una determinata regione. La Commissione può mettere fine all'estirpazione quando la superficie estirpata raggiunge il 15% della superficie viticola totale di uno Stato membro. Gli Stati membri possono inoltre vietare l'estirpazione nelle zone di montagna o a forte pendenza, nonché per motivi ambientali.
Pratiche enologiche: l'incarico di approvare pratiche enologiche nuove o di modificare quelle esistenti verrà trasferito alla Commissione, che valuterà le pratiche ammesse dall'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV) ed aggiungerà alcune di esse all'elenco delle pratiche ammesse dall'UE.
Miglioramento delle norme in materia di etichettatura: i vini con indicazione geografica protetta e quelli con denominazione d'origine protetta costituiranno la base del concetto di vini di qualità dell'Unione europea. Verrà garantita la tutela delle politiche nazionali consolidate in materia di qualità. L'etichettatura verrà semplificata e sarà ad esempio concesso ai vini dell'UE senza indicazione geografica di indicare il vitigno e l'annata. Talune menzioni e forme di bottiglia tradizionali potranno conservare la protezione di cui godono.
Zuccheraggio: questa pratica continuerà a essere autorizzata, ma verrà imposta una riduzione dei livelli massimi di arricchimento con zucchero o mosto. In condizioni climatiche eccezionali, gli Stati membri potranno chiedere alla Commissione un aumento di tali livelli.
Aiuto per l’utilizzazione dei mosti: tale aiuto potrà essere versato nella sua forma attuale per quattro anni. Una volta trascorso tale periodo transitorio, la spesa corrispondente potrà essere convertita in pagamenti disaccoppiati ai produttori di uve.
Da http://ec.europa.eu/agriculture/capreform/wine/index_it.htm
mercoledì 10 settembre 2008
VINO CHE VORREI: LA FERMENTAZIONE
Segono le pubblicazioni di informazioni per compilare al meglio la scheda presente su www.terrecolte.com
Una delle fasi piu' importanti nella produzione del vino in cui il mosto viene lasciato a contatto con le vinacce per periodi piu' o meno lunghi, allo scopo di estrarre dalle vinacce stesse sostanze nobili che incidono in maniera determinante su colore, profumi e sapore del vino prodotto. Brevi macerazioni (6-10 giorni) danno vini freschi, fruttati, non molto ricchi di colore, tannini e sostanze estrattive, da bere giovani. Da macerazioni più lunghe (15-30 giorni), vengono vini molto più ricchi di colore, tannini ed estratto, destinati a lungo invecchiamento.
Durante la macerazione, avviene la fermentazione alcoolica, cioè la trasformazione degli zuccheri del mosto in alcool, anidride carbonica e numerosi prodotti secondari. La fermentazione alcoolica è attivata da particolari lieviti (saccaromiceti).
La fermentazione alcoolica avviene abitualmente in acciaio.
Durante la fermentazione alcoolica è importante muovere continuamente le vinacce per evitare che si formi uno strato superficiale più o meno spesso (cappello), che a contatto con l’aria può innescare processi di ossidazione e acetificazione.
Oltre alla fermentazione alcoolica, soprattutto per i vini rossi, è possibile avere una seconda fermentazione, detta malo lattica, che trasforma gli acidi malici, molto aggressivi, in acidi lattici, decisamente più morbidi.
La fermentazione malo lattica ha come effetto la diminuzione dell’acidità del vino a favore della sua morbidezza.
La fermentazione malo lattica può avvenire in acciaio o in legno e produce una modifica delle caratteristiche organolettiche del vino, che acquisisce tonalità di colore più calde e un sapore più rotondo e pieno con profumi che virano verso sentori secondari.
martedì 9 settembre 2008
VENDEMMIA 2008
Vendemmia 2008: previsioni Ismea - Uiv
“Tuttavia – segnalano i responsabili di Ismea e Unione Italiana Vini – c’è ancora da fare la ‘conta’ dei danni provocati dalle abbondanti precipitazioni che hanno investito le regioni settentrionali proprio nella seconda settimana di luglio. Proprio le copiose piogge primaverili, poi, che hanno insistito soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, hanno favorito l’insorgere di peronospora e botrite. L’incidenza degli agenti patogeni infatti è stata superiore rispetto al 2007. E’ ancora prematuro quindi azzardare ipotesi sui livelli qualitativi, che però sembrano poter essere buoni laddove si è riusciti a intervenire. In ogni caso l’evolversi della situazione resta subordinato alle condizioni meteo a cui saranno sottoposti i vigneti nelle settimane a venire”.
Se si scende nel dettaglio regionale si osserva un’Italia sostanzialmente divisa in due. Le regioni settentrionali vedono produzioni mediamente stabili o in flessione, mentre man mano che si scende verso Sud si hanno variazioni in aumento sempre più consistenti. Da segnalare che erano state proprio le regioni meridionali, Sicilia in testa, le più colpite dalle anomalie climatiche dello scorso anno.
Qui di seguito il dettaglio regionale
Partendo dal Nord-Ovest si evidenza l’annata non certo brillante del Piemonte. A fare la differenza è stata la primavera, che si è rivelata una stagione esageratamente fredda e umida, con piogge prolungate. Questo clima instabile ha determinato uno slittamento in avanti della fioritura e dell’allegagione, soprattutto a carico delle varietà più tardive come Barbera, Moscato e Brachetto, che hanno riscontrato anche fenomeni di cascola fiorale.
Le piogge cadute insistentemente tra metà maggio e metà giugno hanno creato ai viticoltori forti problemi per la difficoltà ad accedere ai vigneti e fare i trattamenti, per cui si è assistito ad alcuni attacchi di peronospora, malattia che resta una minaccia costante, così come la botrite. Entrambe potrebbero tornare con virulenza nella fase di maturazione dei grappoli nel caso di un clima estivo piovoso e umido. Il passaggio drastico dal fresco al caldo della terza decade di giugno ha riservato, poi, brutte sorprese anche in termini di oidio.
La vendemmia si preannuncia tutt’altro che abbondante anche in Valle d’Aosta, dove la vegetazione è in ritardo di 10 giorni rispetto a un’annata normale e di 20 giorni sul 2007. Le diverse fasi fenologiche, dalla cacciata all’allegagione, sono da considerarsi tra il buono e il mediocre, con attacchi di patogeni, peronospora e botrite in particolare, superiori alla media. Potrebbe risultare inferiore allo scorso anno anche la produzione della Lombardia a causa di un’eccessiva piovosità che ha danneggiato i vigneti. A una buona cacciata, infatti, è seguita una fioritura mediocre e anche l’allegagione non è stata all’altezza delle aspettative. Il clima umido, inoltre, ha favorito lo sviluppo delle tipiche malattie della vite come peronospora, oidio e botrite, anche se i tempestivi interventi hanno permesso di circoscrivere i danni. Una zona che sembrava “fuori” media rispetto al resto della regione è la Valtellina dove la produzione si attendeva in netta crescita rispetto allo scorso anno; le piogge di metà luglio hanno tuttavia ridimensionato notevolmente le aspettative. La cattive condizioni meteo sono alla base della flessione produttiva della Liguria. Le piogge di giugno, infatti, hanno favorito gli attacchi di peronospora. Per il Trentino Alto Adige, invece, si prospetta una produzione sostanzialmente in linea con quella del 2007. Dopo lo straordinario anticipo vegetativo registrato lo scorso anno, nel 2008 il vigneto regionale ha seguito un calendario considerato normale. Le piogge hanno favorito un rigoglioso sviluppo vegetativo che ha richiesto ingenti interventi di sfogliatura e di cimatura della chioma del vigneto stesso. Nella provincia di Trento fioritura e allegagione sono state buone, sebbene si sia registrata cascola su varietà come Pinot grigio e Cabernet. Non si rilevano particolari danni da patogeni grazie ai tempestivi interventi, sebbene sia stata rilevata presenza di peronospora, botrite, tignola e tignoletta. Nella provincia di Bolzano a una buona fioritura ha fatto seguito un’allegagione mediocre. Qualche danno è stato causato dalla grandine. Anche per il Friuli Venezia Giulia il volume produttivo 2008 non dovrebbe discostarsi in modo significativo da quello dello scorso anno. Rispetto alla media stagionale il ciclo fenologico della vite si presenta in ritardo di 15 giorni, con una vegetazione lussureggiante grazie alle abbondanti precipitazioni dei mesi di maggio e giugno. Queste ultime, però, hanno condizionato l’allegagione, dando origine a grappoli spargoli e, inoltre, stanno esponendo i vigneti a un elevato rischio di peronospora. La botrite era già comparsa in fioritura, ma sono stati eseguiti trattamenti specifici e, ad ora, non si segnalano attacchi al grappolo. Data l’epoca fenologica, in ritardo rispetto agli anni passati, è ancora prematuro giudicare l’eventuale presenza di focolai di questa malattia sugli acini. Sotto controllo anche gli attacchi di tignola. Il ritardo vegetativo caratterizza anche il vigneto del Veneto. Rispetto alla norma lo slittamento è di circa una settimana, mentre è calcolabile in 15-20 giorni se confrontato con il 2007. Sebbene le previsioni produttive si presentino abbastanza diversificate tra le diverse aree viticole della regione, si stima che il risultato finale, allo stato attuale, possa replicare quello dello scorso anno. Sul fronte fitosanitario sono stati registrati attacchi di peronospora e botrite, ma con danni contenuti. Nella zona del Soave lo stato di salute del vigneto è molto buono grazie anche alla scarsa incidenza dei patogeni; in alcune zone si è presentato il problema dell’acinellatura. Situazione soddisfacente anche in Valpolicella dove, comunque, le piogge continue e ripetute hanno talvolta reso difficili le operazioni per la difesa fitosanitaria. Le basse temperature in fioritura hanno determinato la cascola del fiore e grappoli spargoli. A Valdobbiadene, inoltre, si stanno valutando i danni causati dalle piogge e dalla grandine di fine giugno e inizio luglio che hanno colpito le zone del Prosecco. Qualche problema da peronospora si registra nella zona di Bardolino-Custoza. Tra le regioni del Nord - Est fa eccezione l’Emilia Romagna, per la quale si prevede una decisa ripresa rispetto alla performance 2007. Il clima freddo ha determinato uno sviluppo vegetativo in lieve ritardo rispetto alla media stagionale. Le diverse fasi fenologiche, dalla cacciata all’allegagione, sono state buone, e solo in tarda primavera si è avuto qualche attacco di peronospora. Scendendo nelle regioni centrali si osserva il forte recupero atteso nelle Marche, regione che lo scorso anno aveva sofferto molto per la crisi idrica. Lo stato vegetativo della vite nelle sue diverse fasi fenologiche rientra nella media stagionale, ma, a differenza di quanto avvenuto nella campagna 2007, si registra una notevole carica di grappoli dovuta a una buona cacciata, alla quale hanno fatto seguito fioritura e allegagione all’altezza delle aspettative. L’eccessiva carica di grappoli ha provocato fenomeni di acinellatura. Il pericolo peronospora incombe, comunque, anche sul vigneto marchigiano. Già nelle prime fasi fenologiche, infatti, la forte variabilità delle condizioni meteo non ha permesso agli agricoltori di pianificare le difese preventive mediante lotta integrata. C’è molta attenzione, quindi, verso questo patogeno che, se non correttamente contrastato, potrebbe erodere parte del recupero produttivo atteso. Prospettive di crescita, ma con intensità sicuramente inferiore a quella marchigiana, anche per la Toscana, dove lo sviluppo vegetativo è nella norma. La situazione è piuttosto buona su tutto il territorio regionale, dalla fascia costiera alle zone più interne. Una piovosità superiore alla media ha acceso focolai di peronospora e botrite, peraltro ben controllati da tempestivi trattamenti. Al momento ci sono buone aspettative sulla qualità delle uve. Anche per il Lazio si attende una produzione superiore rispetto a quella dello scorso anno. Un inverno regolare ha fatto partire puntualmente il ciclo vegetativo, e la cacciata è stata ottima. La primavera è stata molto piovosa e con temperature inferiori alla media stagionale, ciò nonostante il ciclo vegetativo rimane puntuale nelle zone costiere e leggermente in ritardo nell'entroterra. I grappoli sulle viti sono numerosi e molti viticoltori si apprestano a effettuare diradamenti in vigna per migliorare la qualità del prodotto. Nel momento del cambio di clima, intorno al 20 giugno, con l'innalzamento delle temperature e i terreni ancora umidi, si è rilevato qualche focolaio di peronospora, nei confronti della quale – così come verso l’oidio - l'attenzione resta alta. Non sembra, invece, che il 2008 sarà una delle annate più generose dal punto di vista produttivo per l’Umbria.Infatti, ad una prima fase dello sviluppo vegetativo piuttosto promettente, con un inverno nella norma, non ha fatto seguito una primavera dello stesso tenore. Maggio e giugno sono stati caratterizzati da frequenti piogge che, se da un lato hanno ricostituito le riserve idriche, dall’altro non hanno permesso ai viticoltori di entrare nei vigneti nei tempi giusti per un’efficace difesa, in particolare contro la peronospora. A destare preoccupazione sono i danni che potrebbero essere stati portati alle viti dai violenti temporali di fine giugno, accompagnati in larghi tratti della provincia di Perugia anche da grandine. Scendendo verso il sud della Penisola i recuperi produttivi attesi sono molto significativi a partire dall’Abruzzo. La vendemmia 2008, ad oggi, promette molto bene. Le prime fasi vegetative sono da considerarsi ottimali e anche sullo stato fitosanitario non ci sono particolari preoccupazioni. Gli attacchi di peronospora e oidio sono stati pochi e subito circoscritti da tempestivi trattamenti. Tutto procede per il meglio in Puglia, con una produzione che si presume possa tornare in linea con la media degli ultimi cinque anni. Lo sviluppo vegetativo presenta qualche giorno di anticipo rispetto a un calendario considerato nella norma e non ci sono particolari allarmi per lo stato di salute dei vigneti. Anche le avversità climatiche non hanno prodotto danni degni di rilievo. Le grandinate di giugno, ad esempio, hanno insistito solo su un ristretto territorio della zona settentrionale della regione con ininfluenti ricadute sulla produzione. In recupero anche il vigneto della Campania, dove la situazione sembra evolversi secondo un calendario normale. C’è molta attenzione sulla peronospora, la cui presenza sembra superiore alla media a causa delle eccessive piogge primaverili e di inizio estate. Attese per un riallineamento della produzione sui livelli medi degli ultimi cinque anni per Calabria, Molise e Basilicata. Alcuni areali calabresi hanno risentito di carenza idrica, mentre sul fronte fitosanitario si segnalano attacchi di tignola su alcune varietà bianche. In Molise, invece, si registra una presenza superiore allo scorso anno di oidio e botrite. Il ritorno sulle medie stagionali è stimato anche in Sicilia, regione che più di ogni altra lo scorso anno aveva subito perdite produttive dovute a siccità e maltempo. Si attende infatti una decisa ripresa produttiva grazie a una stagione che, fino ad ora, è risultata ottimale. Lo sviluppo vegetativo, in anticipo di circa una settimana rispetto allo scorso anno, ha esordito con un’ottima cacciata, seguita da una buona fioritura e allegagione. Solo alcune varietà hanno grappoli spargoli. I vigneti, alla vigilia della vendemmia, presentano un’ottima vigoria grazie anche alla sostanziale assenza di malattie. C’è ottimismo anche sul versante della qualità delle uve. Passando, infine, all’altra delle isole maggiori, la Sardegna, si prevede una stabilità dei volumi rispetto allo scorso anno e una buona qualità delle uve. Le viti sono in buono stato dal punto di vista sia sanitario sia vegetativo. Ovunque, cacciata normale per le uve sia a bacca bianca sia a bacca nera e anche fioritura e allegagione sono state nella norma. La situazione, comunque, non è omogenea all’interno della regione. Al Nord e al Centro c’è una buona produzione, mentre al Sud il vento di scirocco di maggio ha creato qualche problema alle viti con relativa perdita di produzione. Il problema del caldo e della siccità potrebbe, inoltre, creare ulteriori problemi in fase di invaiatura se non si potesse intervenire con l’irrigazione di soccorso.
VINO COMUNITARIO
La riforma OCM del vino non finisce mai di far parlare di sè. E’ il turno della Coldiretti che proprio non ci sta alla possibilità di etichettare con la dicitura generica vino comunitario:
“E’ possibile importare vino sfuso a basso costo da altri paesi meno vocati nella produzione per miscelarlo con quello nazionale per poi venderlo sotto marchi aziendali Made in Italy e magari riportando con grande evidenza in etichetta anche il nome del vitigno che richiama a produzioni territoriali di fama, come previsto dalla recente riforma dell’organizzazione comune di mercato”
Inosomma, per la Coldiretti: un inganno! Una spinta verso l’omologazione al basso del vino italiano che, invece, lo sappiamo tutti quanto sia vario al suo interno. E questo proprio mentre la vendemmia di quest’anno dovrebbe garantire all’Italia il sorpasso nei confronti dei diretti concorrenti francesi; proprio mentre il prosecco italiano all’estero, dove viene spedita un terzo della produzione, fa concorrenza allo champagne con le vendite che complessivamente sono raddoppiate negli ultimi 15 anni saturando il mercato tedesco;sabato 6 settembre 2008
MARKETING DEL VINO
Il vino è fatto di sogni, di emozioni di sensazioni e le aziende italiane sono sicuramente molto attente a creare eventi, qualcuna ad investire sul trade, a gestire l’accoglienza, a creare ambienti (si pensi agli enormi investimenti in cantina compiuti negli ultimi anni, spesso in collaborazione con architetti di prestigio).
A volte, però, tali strumenti non sono coordinati, sono frazionati, concentrati su alcune azioni o non valorizzati al meglio. Viste la ridotte dimensioni aziendali medie, i budget limitati impediscono la realizzazione di altre iniziative, così gli sforzi per creare un sogno si vanificano o quantomeno si riducono.
Fare marketing del vino significa comunicare e gestire il marchio in tutti i canali di vendita per raggiungere in modo efficace i clienti, trasmettendo loro con coerenza l’identità e la personalità dell’azienda.
Ottenere e trasmettere un brand ben definito è il fondamento del marketing; se non si raggiunge questo obiettivo, si spendono solo soldi in attività che non portano risultati duraturi. E poi non dimentichiamo che l’obiettivo del marketing è sì creare sogni, ma dal punto di vista delle imprese è creare profitto, nel breve e nel lungo periodo. E allora la creatività si deve confrontare con gli strumenti di gestione, con il controllo strategico, con i processi di budgeting.
Per il settore vinicolo è necessario guardare oltre rigidi schemi. Se il primo passo è stato comprendere che chi si occupa di marketing non è solo l’imprenditore o il responsabile commerciale, oggi non basta più che dall’enologo allo spedizioniere siano attenti ai clienti, magari di paesi diversi, con esigenze diverse. Servono nuove idee creative, serve entrare nel processo di bisogno del cliente ed entrare nel suo mondo dei valori. Facendo in modo che intersechino i valori e le storie che le aziende e i loro vini possono proporre.
Un esempio? Il sempre maggior interesse dei consumatori per temi etici e ambientali. Essere ecologicamente responsabili e sostenibili sta diventando sempre più cruciale per i consumatori e non fa eccezione nessun tipo di settore industriale (tantomeno agricolo). Da un sondaggio compiuto negli USA su adulti che acquistano online risulta, ad es., che:
• per il 60% del campione è molto importante che un’azienda sia ecologicamente consapevole
• quasi la metà di coloro che fanno acquisti online hanno dichiarato di ricercare specificamente prodotti “environmentally-friendly”
• ancora più importante, il 45% degli intervistati ha affermato di essere disposto a pagare almeno il 5% in più per un prodotto che viene promosso come rispettoso per l’ambiente. Un ulteriore 22% sarebbe disposto a pagare almeno il 10% in più
• per il 38% degli intervistati la forma più interessante di marketing attento all’ambiente è quella che porta a specifici vantaggi agli utenti quali il risparmio di denaro sulla bolletta o a prodotti più durevoli, mentre specifici benefici ambientali sono stati citati dal 21% degli intervistati.
Un’azienda che volesse porsi questi valori come bussola da seguire, dovrebbe allora lavorare sulla riduzione delle emissioni di CO2, evitare lo spreco di acqua o recuperare materiali di scarto, lavorare sugli imballaggi ed il packaging. Ma, soprattutto, comunicarlo al cliente e lavorare affinché, nella mente del consumatore, si crei un’associazione chiara e distintiva con il marchio aziendale ed i vini prodotti.
IL VINO CHE VORREI: I VITIGNI
La scelta del vitigno rappresenta inevitabilmente il vincolo maggiore nella realizzazione della nostra iniziativa.
Abbiamo scelto i vitigni basandoci su due valutazioni:
- individuare opzioni che garantissero un approvvigionamento di uve di qualità sul mercato;
- Garantire al futuro vino la Indicazione Geografica Tipica;
AGLIANICO
E' vitigno di buona vigoria e produttività.
Il grappolo, di media grandezza ed abbastanza compatto, presenta acini con buccia molto resistente dal colore blu intenso e ricca di pruina.
La vendemmia dell'Aglianico avviene solitamente tra la seconda metà di ottobre
e la prima metà di novembre.
Si presenta di colore rosso rubino più o meno intenso o granato vivace, con riflessi arancione dopo l'invecchiamento.
I vini sono generalmente corposi, con morbidi tannini e alta acidità.
Al gusto si evidenziano i frutti rossi (frutti di bosco), con l’invecchiamento emergono sentori di liquirizia, cioccolato amaro e pepe nero.
PIEDIROSSO
Ha grappoli grandi, alati e mediamente spargoli. Gli acini sono medio-grandi, con buccia pruinosa, spessa, quasi coriacea di color rosso-violaceo intenso. Buona vigoria e produttività abbondante e costante. Matura a fine settembre, primi di ottobre.
Il colore è rosso rubino brillante più o meno intenso. Il profumo unisce fresca acidità alla ragranza di note balsamiche ed erbose (salvia, rosmarino, menta), con sentori di pepe nero
BARBERA
Il grappolo, medio, presenta acini elissoidali di media grandezza con buccia di colore blu intenso, molto pruinosa.
Generalemente è vendemmiato intorno ai primi giorni di ottobre.
E’ vitigno estremamente adattabile sul piano colturale, e anche da un punto di vista enologico è caratterizzato da una grande duttilità: le sue uve, dotate di elevata acidità fissa, trovano impiego in una vasta gamma di vini. Sono state anche utilizzate per la produzione di spumanti (soprattutto bianchi), più spesso (grazie alla buona dotazione antocianica e la scarsità di tannini) per vini novelli, per rossi giovani e frizzanti, per vini tranquilli di medio corpo e, infine, con uve ben mature ed affinamento più o meno prolungato nel legno, per rossi ricchi e generosi, non di rado di grande eleganza.
Caratteristiche del vino
Vino rosso rubino, profumo vinoso talvolta di viola. Il gusto è secco, appena morbido.
MERLOT
Il Merlot è un vitigno definito `internazionale`. Di indiscussa origine francese, è oggi presente in quasi tutte le zone vitate del mondo.
Il Merlot è anzitutto un grande produttore di antociani.
Nella maggior parte delle zone vitivinicole del mondo, il Merlot è compagno inseparabile del Cabernet Sauvignon; i due vitigni si integrano perfettamente: il primo donando al vino il suo frutto pieno e precoce, il secondo una maggiore aristocraticità e longevità.
Matura tra la fine di settembre e i primi di ottobre.
I grappoli sono di media grandezza e compattezza. Ha forma piramidale,con una o due ali di 15-20 cm di lunghezza nel complesso. L'acino è medio, sferico e regolare con buccia di buona consistenza di color blu-nero, pruinosa.
Il colore è rosso rubino intenso, al palato emerge la morbidezza dei tannini e prevale il tipico sapore erbaceo.
CABERNET SAUVIGNON
Vitigno di origine bordolese, è senz'altro la varietà più rinomata al mondo per la produzione di vini di grande qualità e longevità. Viene spesso usato in assemblaggio con Cabernet Franc e Merlot, uvaggio che ha preso il nome di bordolese. E’ in grado di produrre vini intensi già nel colore, ricchi di tannini e sostanze aromatiche, capaci di lungo invecchiamento; grazie alla grande struttura di questo vitigno, si possono osare lunghe macerazioni e affinamento in legno, soprattutto rovere francese, che gli consentono di esprimere nel tempo un bouquet complesso e affascinante. Ha foglia media, pentalobata e dentellata; grappolo medio-piccolo, oblungo, cilindro-piramidale, di buona compattezza, con un'ala spesso evidente; acino di dimensioni medie, quasi rotondo, con buccia molto resistente, blu-nera con sfumature violacee, ricca di pruina.
Di solito è vendemmiato a metà ottobre.
CABERNET FRANC
Varietà di origini francesi, utilizzata prevalentemente in assemblaggio col più diffuso Cabernet Sauvignon. Vi sono alcuni casi in cui viene utilizzata quasi in purezza, dando risultati a volte eccellenti. Generalmente, però, ha caratteristiche meno affascinanti, è meno tannico, ha sentori erbacei in buona evidenza e di frutta matura meno complessa, se non del tutto assente nei casi di alte rese. Ha foglia media, pentalobata; grappolo medio, piramidale, semi-spargolo, alato; acini di diversa grandezza , buccia molto resistente, di colore blu-nero, molto pruinosa.
Di solito è vendemmiato a metà ottobre.
mercoledì 3 settembre 2008
PARTE IL VINO CHE VORREI
Questa iniziativa nasce con lo scopo di dare la possibilità a tutti gli appassionati di cimentarsi nel ruolo di enologi e provare a fornire le indicazioni più appropriate per realizzare il vino che più si avvicina ai propri gusti.
Iniziamo a chiarire i vincoli e i criteri con i quali l’iniziativa si svilupperà.
Abbiamo selezionate 6 tipologie di uve a bacca rossa tra le quali sarà possibile scegliere. Questo vincolo nasce dall’esigenza di offrire opzioni realizzabili, per la nostra realtà queste sono le uve più facilmente approvvigionabili garantendo livelli di qualità più che buoni.
Nella scheda non sono richieste informazioni circa lieviti, eventuali aggiunte di tannini e filtrazioni in quanto estremamente tecniche e dipendenti fortemente dalle uve prescelte. Per il resto, ogni decisione è lasciata ai compilatori delle schede.
L’iniziativa si concluderà in occasione del Vinitaly di Napoli del 2009, a quel punto, saranno analizzate tutte le schede e sulla base delle percentuali di risposte, saranno definite le caratteristiche del vino che andremo a realizzare. Il nome del vino sarà scelto attraverso un ulteriore sondaggio fra i tre proposti che ci saranno sembrati più adeguati.
Il vino che realizzeremo avrà un collarino con tutti i nomi di coloro che avranno partecipato all’iniziativa.
Terre Colte intende essere estremamente trasparente nella gestione dell’iniziativa, per cui attraverso il proprio sito, il blog e la newsletter saranno fornite tutte le informazioni riguardanti il vino, in particolare comunicheremo le analisi chimiche realizzate, la percentuale di solfiti utilizzata e il tipo di filtrazione.
Un capitolo importante merita il costo che il vino avrà sul mercato. Ad oggi non siamo in grado di dare indicazioni, tuttavia, ci impegniamo a fornire tutte le informazioni circa i costi che sosterremo per realizzare il prodotto in modo che anche il costo del vino sia il più trasparente e comprensibile possibile.
Il nostro obiettivo è fare di questa iniziativa il primo passo per un rapporto sempre più stretto e trasparente con tutti gli appassionati del settore e di poter in futuro realizzare altre iniziative che prevedano la collaborazione tra cantina e clienti.
AMERICANI, BRUNELLO E AGLIANICO
Articolo di Franco Ziliani "Continuerà la love story degli americani con il Brunello?"
Ci preme sottolineare l'opinione espressa da Terry Hughes - wine blogger (www.mondosapore.com), che fa osservare che "le persone che hanno acquistato con entusiasmo e bevuto brunello in questi anni erano fermamente convinti che il brunello fosse un grande vino. E, dal canto mio, che non sono un cultore assoluto del Sangiovese, trovo che molti vini fossero troppo cari e che sia meglio orientarsi su un eccellente Aglianico piuttosto che su un mediocre brunello".
Prendiamo spunto da questa opinione per esprimere le nostre:
1. Il Brunello è un grande vino a cui tutti dobbiamo un grazie per la pubblicità che ha fatto ai vini italiani
2. L'Italia esprime tanti grandi vini, spesso superiori al Brunello
3. Troppo spesso si è abituati a comprare il nome o la tipologia e non la qualità
4. L'Aglianico è uno dei più grandi vini e ci auguriamo che scali presto posizioni nell'apprezzamento degli appassionati italiani e stranieri.